Da Sony a Sega: ladri di portafogli sul web

Prima gli hacker che hanno rubato i dati di milioni di utenti Playstation, poi, solo qualche ora fa il furto di dati personali dal circuito Sega.

Gli hacker hanno avuto accesso ad indirizzi e-mail e date di nascita dalla rete Pass Sega, che dopo il furto è stata messa offline. La stessa casa nipponica insiste sul fatto che le informazioni di pagamento, come numeri di carte di credito, siano al sicuro

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La Sega aveva sollecitato, tramite e-mail, gli utenti a cambiare i propri dati di accesso al servizio a causa di un guasto tecnico. In un primo momento si è pensato ad azioni del gruppo di hacker LulzSec, già responsabili di analoghe violazioni contro Nintendo e Sony. Gli stessi hanno però negato un loro coinvolgimento lasciando il mondo degli internauti nel caos più totale. La domanda è: come mai gli hacker si stanno muovendo in questa direzione? Il furto di dati online non porta solo a benefici immediati (come l’accesso alle carte di credito), ma ha dà luogo ad un vero e proprio traffico sottobanco.

Il famoso gruppo russo Kaspersky, che si occupa di sistemi di protezione per aziende e privati, ricorda come negli ultimi anni il “mercato nero” dei dati degli utenti del web sia molto cresciuto. Si sono formati dei veri e propri sistemi di compravendita, che consentono di scambiare una grande quantità di dati a prezzi elevati. Sebbene agli inizi vigesse un vero e proprio far west tra gli hacker, oggi esistono fitte reti di gruppi che agiscono con lo scopo di mettere in ginocchio i sistemi di protezione attivati dalle major di tutto il mondo. Il motivo principale è quello di raccogliere il più alto numero di dati sensibili con i quali accedere a informazioni personali così da avere via libera verso il furto di moneta virtuale. Per correttezza è opportuno considerare queste persone “cracker”, visto che agiscono per guadagno economico, diversamente alle azioni spiccatamente “etiche” degli hacker.

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Un duro colpo ai fautori del web, almeno a chi crede alle illimitate possibilità offerte dalle nuove tecnologie digitali senza paletti che proteggano gli internauti. E’ indubbio il vantaggio di poter compiere operazioni da casa propria, senza recarsi in banca o in posta, ma spesso ci si dimentica che basta un click di troppo per trasferire le nostre informazioni al mal intenzionato dietro l’angolo.

Il continuo furto di password, account, profili sul web sta demolendo anche il valore della moneta digitale che fino a poco tempo fa spopolava sul web, il cosidetto bitcoin. Ideato nel 2009 da un studente giapponese, la moneta rappresenta un mezzo di baratto anche tra gli hacker. Già negli Usa le autorità hanno intrapreso indagini su possibili sviluppi di mercati illegali nei quali è utilizzato il bitcoin. Il problema è che nemmeno gli hacker si fidano più di nessuno e quindi è come se volessero mettere in cassaforte il loro bottino sottoforma di moneta digitale.

Già all’estero il bitcoin viene accettato da alcuni siti (ad esempio di giardinaggio) come vero e proprio valore di scambio. Ma, visti i recenti avvenimenti, c’è poco da stare tranquilli. Pensate ad un futuro prossimo dove una moneta digitale (come ad esempio il bitcoin che oggi è dato a più di 8 euro) rimpiazzerà quella cartacea. Non avremo modo di nascondere le banconote nel portafoglio e tenere una mano sul taschino perché sul web c’è sempre qualcuno più furbo (e cattivo) di noi. Tanto vale accontentarci di quello che abbiamo, almeno per una volta.