Riformare il lavoro: Cazzola e Ichino nel faccia a faccia con INAZ

Un nuovo volume raccoglie le posizioni di due rappresentanti di punta dello schieramento politico

Si può rappresentare posizioni politiche opposte ma condividere delle idee di fondo e, in un momento di crisi economica, priorità e obiettivi vanno a lavoro ed occupazione. Con un’idea condivisa: la tutela del lavoratori e l’interesse dell’azienda devono trovare un nuovo livello di composizione, sfuggendo all’idea, alimentata per decenni, che più si legifera più si protegge.

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Destra e sinistra, governo e opposizione, si sono trovate rappresentate in un “audace” e intelligente confronto animato dai massimi specialisti dei due schieramenti polici, rispettivamente l’onorevole Giuliano Cazzola, parlamentare del PdL, vicepresidente della Commissione Lavoro alla Camera, e il senatore Pietro Ichino, docente universitario giuslavorista.

I due esperti hanno animato lo scorso mese di settembre un dibattito nell’ambito dei periodici incontri promossi da Inaz, l’azienda milanese che proprio nella gestione del personale ha costruito in oltre sessant’anni la sua fama in campo nazionale. Oggi queste posizioni sono proposte a confronto nell’ambito del volume pubblicato nella collana editoriale della stessa Inaz e “co-firmato” appunto da Cassola e Ichino. Un altro esperto, Giovanni Francesco Cassano, consulente del lavoro e tra gli animatori del Centro Studi Inaz, ha coordinato la pubblicazione contribuendo a identificare i punti chiave del consenso e della differenziazione di vedute.

La diagnosi è per molti versi “bipartisan”: troppe regole fanno male. L’iper-regolazione, frutto di decenni stratificazioni successive, è arrivata ad un punto di non gestibilità: norme, spesso contraddittorie che si inseguono, al punto da risultare a volte incomporensibili anche per chi le deve far applicare: un sistema ideale forse per alimentare il contenzioso e relative parcelle, ma con effetti negativi sia per il lavoratore che si vorrebbe proteggere sia per l’azienda che deve orientare il proprio comportamento sulla base del principio della certezza del diritto.

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La terapia tuttavia si diversifica. La soluzione proposta dal senatore Ichino (Pd) è quella di una drastica semplificazione normativa, avanzata già con disegno di legge 1873 dell’11 novembre 2009 che sfronda, sintetizza e riordina in soli 64 articoli ciò che oggi è contenuto in circa 2 mila pagine di codici e normative varie. “Persino i giudici del lavoro si scoprono sovente a ignorare l’esistenza stessa di una disposizione nascosta in uno dei cento e cento commi di un articolo di luna Legge Finanziaria, o nella legge di conversione di un “decreto mille proproghe” Insomma, un sistema che lo stesso Ichino definisce frutto di una “ipertrofia” legislativa, tale da trattenere anche le imprese estere dall’investire in Iotalia.

La strada, suggerisce l’esperto del Pd, è quella di un corpo legislativo che affidi alla norma di legge soprattutto la tutela dei diritti fondamentali e affidi alla contrattazione e, semmai, ad una serie di equilibri di mercato, ciò che oggi è affidato ad una legge eccessivamente pervasiva. Meno vincoli da una parte, quindi, ma una protezione che anche attraverso lo strumento economico.degli indennizzi, tuteli il lavoro anche in modo più efficace di quello odierno. Oggi, dice Ichino, si tende a complicare la vita ad azienda e lavopratore in novantanove casi, per essere tutelati sul centesimo.

Preoccupazioni simili, ma con un approccio diverso sono quelle espresse dall’onorevole Cazzola (Pdl) che, ricordando le linee guida di Governo e maggioranza in materia, sottolinea come la strada pragmaticamente adottata non sia quella della modifica dell’impianto legislativo vigente ma, semmai, quella di una maggiore flessibilità perseguita attraverso “il principio della deroga, condiviso con le parti sociali”. Risultati ed obiettivi, rivendica Cazzola, sono l’avvicinamento del sistema produttivo alle nuove realtà dei mercati e della sfida internazionale e la creazione di condizioni per portare il lavoratore a partecipare in modo più diretto e responsabilizzato alla maggiore produttività richiesta”.

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Un “principio di deroga” che secondo Cazzola ha un merito implicito: quello di introdurre un sistema di concertazione tra le parti che, senza necessità di nuovi e continuoi adeguamenti noprmativi, permetta di riflettere le considizooni che via via emergono in seguito alle novità organizzative, dei mercati internazionali, o più semplificemente alle specificità di territori e settori.

Per Cazzola, il percorso è già incominciato, con manovre che comunque riconoscono una serie di punti cardine, quei diritti irrinunciabili cui si rifa lo schema anche di Ichino e che in questo caso rispondono al nome di “liberazione del lavoro” da illegalità e pricolo, dal centralismo mregolatorio, dalle incompetenze, mentre occorre riportare la centralità del lavoro in un nuovo sistema di relazioni industriali.

Temi caldi, anzi decisivi per agganciare il paese al treno della ripèresa economica, sottolinea nella sua prefazione Linda Gilli, Cavaliere del Lavoro e presidente e amministratore delegato di Inaz. L’obiettivo “è un sistema più trasparente e flessibile, più allineato agli standard internazionali”. Il confronto tra posizioni diverse ma rispettose delle differenti vedute è una premessa per un “cambio di marcia”.