Le UC&C in Italia rispecchiano i trend globali superandoli, per alcuni aspetti
Dai dati emersi dall’indagine di Dimension Data realizzata in collaborazione con Ovum, l’Italia risulta, in qualche modo, un mercato UC&C maturo, e per alcuni aspetti più avanzato, se rapportato ai dati globali riportati nelle altre country.
Il report specifico sull’Italia offre uno spaccato della ricerca globale sulle UCC e ha come obiettivo di mettere in luce come i trend globali si riflettano sul mercato italiano. Sebbene molti trend abbiano un impatto più o meno diretto sulle imprese a livello locale dal momento che esse si trovano a esercitare gran parte del proprio business in mercati più maturi, sono emerse, per quanto riguarda le UCC, alcune peculiarità che differenziano il panorama italiano da quello globale.
La ricerca prende in considerazione tutti gli aspetti, gli strumenti, le metodologie, le abitudini e le previsioni in ambito Unified Communication & Collaboration, con particolare attenzione ai nuovi trend tecnologici (BYOD, cloud, ecc.).
Per l’Italia sono stati intervistati 49 decision makers di aziende di grandi dimensioni (con più di 1.000 dipendenti), con sede centrale in Italia, e 58 utenti di soluzioni UCC, dipendenti in aziende italiane. Per la ricerca i criteri di inclusione demografica prendono in considerazione il numero di impiegati piuttosto che di postazioni.
Le motivazioni di questa scelta risiedono nel fatto che, nel corso dei cinque anni precedenti questo studio, le UCC hanno registrato uno slittamento dalla postazione PC e dalla telefonia fissa a un ambiente più centrato sull’utente in cui i servizi UCC sono fruiti per mezzo di una varietà di dispositivi e in diverse sedi.
L’adozione delle UCC e le priorità: Italia
L’Italia può essere considerata, in qualche modo, un mercato UCC maturo, in particolar modo rapportato a quanto emerge a livello globale, in quanto ad adozione di soluzioni UCC tra cui Lync telephony, team workspace, content tools ed enterprise social software e in Italia, così come all’estero, viene assegnata una priorità elevata alle applicazioni UCC:
• L’IP telephony (IPT) è una tecnologia UCC altamente adottata con una penetrazione riportata dalle aziende italiane pari al 78%, contro una media globale del 75%. Questi risultati pongono l’Italia ad un livello medio di maturità rispetto ad altre country oggetto dello studio e riflette l’immagine dell’Italia come di un mercato che si sviluppa secondo livelli sostenuti di investimento nell’infrastruttura di comunicazione.
• Le grandi aziende italiane riportano, inoltre, un tasso relativamente alto di adozione delle tecnologie UC tra cui team workspace e content tools così come di enterprise social software. In generale, è importante notare che l’Italia sembra rientrare nei trend globali quanto ad investimento futuro nelle UCC.
• I decision-maker italiani si dimostrano interessati all’implementazione di standard UCC (unified messaging, presenza, soft phones).
• Un interesse ancora maggiore, anche questo in linea con i risultati globali, si concentra sulle mobile UCC, con un quarto di tutti gli intervistati che sostiene di avere piani per connettere i dispositivi mobili ad una piattaforma corporate UCC via mobile client nei prossimi due anni.
“Questo potrebbe essere il risultato del momento difficile che sta vivendo l’economia italiana,” ha commentato Roberto Fasiani, Line of Buiseness CIS & CC di Dimension Data Italia. “Fanno eccezione le aree standard UC e mobile UC per le aziende italiane sembrano, in questi ambiti, avere intenzione di tenere il passo delle altre country.”
Enterprise mobility e BYOD – un approccio aperto al supporto
“Uno dei principali obiettivi della ricerca è stato quello di comprendere l’impatto sulla strategia UCC e sul suo sviluppo riconducibile al crescente numero di mobile smartphone e tablet all’interno delle aziende – siano essi dispositivi di proprietà delle aziende stesse o dei dipendenti. Uno dei maggiori risultati emersi è che il successo delle UCC è sempre più misurabile attraverso l’adozione da parte degli utenti,” ha aggiunto Roberto Fasiani. “Quanti più dipendenti portano i loro propri dispositivi sul luogo di lavoro e li utilizzano per svolgere il proprio ruolo, tanto più le aziende stanno investendo in sistemi e soluzioni per gestire, mettere in sicurezza e supportare questi dispositivi.”
Interrogati sul tema BYOD, il 41% delle aziende italiane ha affermato di supportare gli smartphone e i tablet di proprietà dei dipendenti e il 27% supporta anche quelli introdotti in azienda non ufficialmente. Inoltre, un ulteriore 33% prevede di supportare, entro un anno, i dispositivi non ufficiali dei dipendenti (questo tipo di supporto prevede, in genere, almeno l’accesso alla corporate email).
Il supporto dell’ ‘approved’ BYOD è in linea con i risultati globali, dove il 46% delle aziende dichiara di supportare un approccio ‘approved’ BYOD nell’ambiente lavorativo. L’espressione di volontà, da parte delle aziende italiane, di supportare nei prossimi dodici mesi qualsiasi dispositivo degli impiegati, anche quelli non approvati ufficialmente, è, invece, in contrasto con i risultati globali. La ricerca indica come, entro un anno, il 60% delle aziende italiane supporterà qualsiasi BYOD, contro il 51% delle aziende non italiane.
Tra i dipendenti interpellati che utilizzano il proprio dispositivo personale, circa il 18% ritiene che il datore di lavoro ignori il BYOD e il 7% ritiene che, addirittura, ne sia scoraggiato l’utilizzo. Al contrario, il 40% degli impiegati di grandi aziende italiane intervistate ritiene che i datori di lavoro si aspettino o addirittura incoraggino l’utilizzo al lavoro di dispositivi personali. Il 45% ritiene che le aziende stiano semplicemente ignorando il BYOD, una percentuale superiore a qualsiasi altri paese in cui è stata condotta questa ricerca. Gli ICT decision-maker italiani sembrano in contrasto con questo atteggiamento così cinico; probabilmente gli utenti italiani sottostimano il livello di comprensione della problematica da parte delle proprie aziende.
In Italia, i servizi gestiti sono già un modello diffuso di delivery per le UCC
In Italia, viene espressa una forte preferenza per i servizi gestiti in area UCC. Sono relativamente poco numerose le implementazioni UCC premises-based e gestite internamente. Le aziende italiane preferiscono, piuttosto, affidarsi all’esterno per la manutenzione e la gestione.
“Questo dato è in contrasto con quanto avviene tipicamente negli altri paesi europei. Interrogati a proposito delle preferenze sul modello di deployment, i manager italiani hanno espresso un netto interesse per il modello di servizi gestiti delle UCC con tecnologia on-premises e gestione a cura di un provider di fiducia,” ha dichiarato Roberto Fasiani. “Da notare come gli intervistati in Italia siano più aperti, rispetto agli altri colleghi esteri, nei confronti di entrambe le opzioni di delivery di UCC, private e public, ponendosi in una prospettiva più avanzata rispetto all’evoluzione del mercato.”
L’interesse degli intervistati italiani per managed service riflette un trend globale Attualmente in Italia, solo un terzo delle implementazioni IPT sono premises-based e gestite internamente con una tendenza ad affidare alla gestione esterna alcune applicazioni quali quelle team workspace, Lync telephony e standard UC. La propensione italiana ad utilizzare soluzioni tramite terze parti è significativamente più elevata rispetto ai dati rilevati a livello globale e molto più elevata rispetto alle controparti europee.
Inoltre, interrogati sul metodo di delivery preferito, gli intervistati italiani hanno affermato di essere ancora fortemente interessati alle soluzioni premise-based con gestione tramite una terza parte (managed services), in linea con la media riscontrata a livello globale. Gli italiani sembrano avere una preferenza per un approccio cloud, sia esso public o private. A livello globale, tra l’ 8% e il 14% degli intervistati ha espresso una seria volontà di considerare il public cloud per le UCC per quanto riguarda tutte le applicazioni UCC, e tra 21% e il 31% ha espresso la concreta intenzione di considerare il private cloud. In Italia, questa disponibilità a valutare il private cloud per alcune applicazioni ha raggiunto il 42% e il 30% per il public cloud ( contro il14% a livello globale). E’ chiaro che le aziende italiane prenderebbero in considerazione UCC provider in grado di fornire una solida offerta di private e public cloud oltre ai normali servizi gestiti.