Il giornalista americano accusato di collaborare con Anonymous

Matthew Keys avrebbe regalato l’accesso dei server della Tribune Company agli hacker. Lui risponde da Twitter: “E’ tutto ok”

Non è un segreto che il gruppo di hacker più famosi al mondo non attacchi la stampa. Più di una volta hanno dichiarato che il loro obiettivo è fare notizia, sarebbe quindi stupido mettere KO siti di quotidiani e riviste che possono mettere in risalto le azioni degli hacktivisti. Secondo The Inquirer sembrerebbe che un giornalista statunitense sia stato accusato di aver collaborato con i membri di Anonymous, con l’obiettivo di deturpare e violare i siti di notizie della sua azienda. C’è un comunicato stampa da parte del Dipartimento di giustizia americano (DoJ) che recita: “Un ex produttore web di una stazione televisiva, di proprietà della Tribune Company con sede a Sacramento in California, è stato accusato di aver cospirato con membri del gruppo hacker di Anonymous per attaccare siti web aziendali”.

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Chi è l’accusato

Il giornalista in questione sarebbe Matthew Keys, il cui profilo è ancora attivo su Twitter e da dove si legge che è il vicedirettore e social media editor alla Reuters. Ad amici e parenti sembra aver detto, direttamente da Twitter, che “va tutto bene”. Su Keys pesa l’accusa di aver cospirato per la trasmissione di informazioni atte a danneggiare computer protetti, che farebbero parte della società proprietaria. I fatti sarebbero accaduti nel dicembre del 2010 quando Keys lavorava per la KTXL FOX 40, di proprietà della Tribune.

Come è andata

“Matthew Keys si è identificato in una chat su Internet come ex dipendente della società Tribune e ha fornito ai membri di Anonymous il login e la password per accedere al server della Tribune Company” – si legge in una dichiarazione del Dipartimento di giustizia degli States. La preoccupazione, oltre alla ipotetica collaborazione del giornalista con gli hacker, è attorno allo stato d’animo di Keys. Gli Stati Uniti stanno procedendo con molta attenzione nei riguardi di persone accusate di collaborare con hacker e criminali informatici o di agire contro le autorità. È ancora vivo il ricordo di Aaron Swartz, il ragazzo morto suicida dopo essere stato accusato di aver diffuso sul web materiale informatico protetto del MIT.

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