L’Autorità italiana ha dato tempo al social network fino al 20 luglio per chiarire in che modo vengono trattati i dati personali degli utenti
Dopo essersi interessato a Skype e WhatsApp, il Garante della privacy ha puntato il suo mirino su Facebook. Ad attirare le attenzioni dell’autorità sono state il bug che ha rilasciato in Rete 6 milioni di e-mail degli utenti e il bug nell’app per Android che invia i numeri di telefono in rubrica ai server di Menlo Park.
Ora il Garante, che ha sottolineato il troppo potere in mano ai big del web, ha dato tempo al social network fino al 20 luglio per fare chiarezza su queste due problematiche. Recentemente anche il vice capogruppo del PdL alla Camera Maurizio Bianconi aveva avanzato le stesse richieste alla piattaforma di Zuckerberg.
Servono più informazioni sul bug
“È emerso che circa sei milioni di dati relativi a contatti memorizzati all’interno delle rubriche di utenti di Facebook”- si legge nella nota redatta dal Garante – “sarebbero stati oggetto di indesiderata comunicazione a utenti terzi – “non necessariamente in relazione di amicizia con gli interessati e presumibilmente neanche noti a questi ultimi”. In sintesi il bug avrebbe riguardato i dati personali anche di chi non è nemmeno iscritto a Facebook.
L’Autorità a difesa della privacy, che ha chiesto a Google di far luce sulle sue policy riguardanti i dati personali, ora vuole sapere quanti utenti italiani sono stati colpiti dalla falla nel sistema e quali misure sono state adottate per ripararla.