Il cybercrime fa paura, ma non tanto da cambiare password

Secondo l’Osservatorio Cermes Bocconi-Affinion gli italiani non hanno ben presente il problema del furto dei dati a scopi illeciti. E coloro che lo sono, commettono errori grossolani

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Serve ancora fare prevenzione, nelle scuole e al pubblico, circa i crescenti pericoli della rete? Senza stare a guardare troppo il contesto bisognerebbe dire di si, ma la realtà dei fatti è un’altra. Percepito come eccessivamente distante dalla vita reale, il crimine informatico, per gli italiani, sembra essere relegato a tema da Hollywood che va bene per una serata al cinema ma niente di più. Troppo preoccupati a scovare VIP, calciatori e soubrette per strada o a chiacchierare al bar sull’ultima di Serie A per preoccuparsi di quello che accade sul digital.

Socio-demografia della percezione nazionale

Eppure i motivi per prendere le dovute precauzioni ci sarebbero tutti. Dalle notizie sul Datagate agli hacker cinesi, è bene capire che nessuno è esente dal cybercrime, tantomeno in Italia. I dati dell’Osservatorio Cermes Bocconi-Affinion parlano chiaro: su mille persone tra i 18 e i 75 anni sono state individuate quattro categorie di utenti, rispetto alla percezione del cybercrime. Il primo gruppo è quello degli “ottimisti”, i 50-59 enni del NordEst che non ci pensano proprio a cambiare password o a proteggere i propri dati; il secondo quarto è quello dei “previdenti” ossia degli uomini tra i 18-29 anni più attenti alla tutela cibernetica.

Sicuri ma non troppo

Nelle ultime due categorie troviamo i “fiduciosi”, le donne tra i 30-49 anni del NordEst e del Centro che si tutelano in ambito digitale e gli “ansiosi”, le donne tra i 18-29 anni residenti nel Nord-Ovest e isole che sono consapevoli dei rischi della rete ma poi conservano il pin del Bancomat assieme alla carta. Allora ditelo.

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