Il 67% delle aziende considera il rischio di perdita dati da SSD maggiore di un HD tradizionale

Kroll Ontrack rende noti i risultati di una ricerca che analizza la percezione degli utenti in relazione all’utilizzo dei drive a stato solido

Kroll Ontrack, azienda leader nell’offerta di soluzioni e servizi di recupero dati, cancellazione sicura e computer forensics, presenta i risultati di una ricerca condotta a livello nazionale sulla percezione degli utenti della tecnologia SSD (Solid State Drive). Lo studio è stato realizzato su un campione di 320 aziende appartenenti a diversi settori – tra IT, healthcare, pubblica amministrazione, servizi, manifatturiero, bancario.

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La ricerca mette in evidenza come la tecnologia SSD sia sempre più utilizzata, ben il 35,6% degli intervistati la impiega infatti sia in ambito professionale che privato contro il 38,4% che la utilizza in ambito prettamente professionale e il 9,4% esclusivamente a livello “domestico”. Esiste inoltre anche una parte di utenti che non utilizza i Solid State Drive (16,6%).

In azienda la tecnologia SSD viene impiegata principalmente su computer selezionati a disposizione del management (ben il 50,8%). Circa il 20,3% delle aziende intervistate afferma invece di implementare gli SSD man mano che le tecnologie tradizionali vengono ritirate. I Solid State Drive sono utilizzati anche su dispositivi di ultima generazione, come i tablet (19,5%), mentre il 9,3% delle aziende intervistate afferma che il passaggio ai drive SSD è in pianificazione.

Non sorprende il motivo che spinge all’utilizzo della tecnologia SSD: ben l’83,7% delle aziende intervistate ritiene che il principale vantaggio sia la velocità di accesso ai dati. Fanno seguito, ma a netta distanza, l’affidabilità (8,8%) e il risparmio energetico (4,4%).

Un primo dato sorprendente, riguarda invece la percezione sulla vita media degli SSD. Ben il 44,2% ritiene infatti che questi dispositivi abbiano la stessa durata media di un hard disk tradizionale e il 20,7% addirittura inferiore, contro il 35,1% che considera invece gli SSD nettamente più durevoli rispetto agli HDD. Il risultato dimostra che non vi sono idee chiare sulla durata di un SSD e sulle cause che la determinano. Infatti, tra i rischi che gli utenti percepiscono nell’utilizzo della tecnologia SSD ben oltre la metà delle aziende intervistate (66,7%) afferma di non riuscire a stimare la vita media di un SSD poichè questo valore è strettamente collegato all’utilizzo che si fa del dispositivo. Gli altri rischi percepiti riguardano possibili difficoltà nel recupero dei dati dovuti alla crittografia proprietaria (12,1%) e l’assenza di garanzie sulla cancellazione sicura dei dati (4,1%). Il 13,3% delle aziende è invece più ottimista, sostenendo che non esistono pericoli di alcun genere.

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Un altro dato interessante che scaturisce dalla ricerca è la correlazione tra la perdita dei dati e l’utilizzo di dispositivi con tecnologia flash: secondo il 67% delle aziende il rischio di perdita dei dati da SSD è uguale (42,2%) o superiore (24,8%) rispetto a un hard disk drive tradizionale. Solo 1 azienda su 3 considera gli SSD più sicuri degli HDD.

“Con questa ricerca abbiamo voluto comprendere come gli utenti percepiscono le nuove tecnologie di storage ed in particolare i sempre più diffusi SSD”, afferma Paolo Salin, Country Director di Kroll Ontrack Italia “Nonostante spesso pravalga l’opinione che gli SSD siano meno soggetti a perdita dei dati degli hard disk tradizionali, la ricerca mette in evidenza come in realtà solo il 33% degli intervistati consideri tale rischio più basso nei Solid State Drive. E anche la nostra esperienza sul campo conferma questa percezione, se si confrontano le quote di HDD e SSD sul mercato con la distribuzione degli interventi di recupero dati su queste due tecnologie non si notano vantaggi nell’utilizzo dei drive a stato solido.”

Infine, alla domanda se si è mai sperimentata una perdita di dati da SSD e come si è risolto il problema, il 9,5% ha risposto che non era a conoscenza della possibilità di recuperare le informazioni perse da questi dispositivi. Il 4,8% si è rivolto a fornitori che non sono stati in grado di risolvere il problema e sempre il 4,8% ha utilizzato un software di recupero, mentre il 68,3% ha risolto con successo affidandosi a Kroll Ontrack. Circa l’11% ha invece affermato di non aver avuto necessità di recuperare i dati in quanto non ha ritenuto importanti le informazioni perse.

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“Nel caso di perdita dei dati da SSD, l’intervento di recupero è molto più complesso. I dati su SSD / Flash vengono memorizzati secondo logiche differenti rispetto agli hard disk tradizionali, il controller utilizza algoritmi di wear-leveling proprietari per la distribuzione dei dati nelle celle di memoria che cambiano da produttore a produttore, da modello a modello”, commenta Paolo Salin. “Un intervento di successo su tale tecnologia richiede lo sviluppo e l’impiego di appositi tool e specifiche competenze tecniche che differiscono dalle tecniche tradizionali d’intervento. Meglio quindi non affidarsi a presunti esperti. Kroll Ontrack è in grado di affrontare con successo le sfide della tecnologia flash grazie ai continui investimenti in Ricerca & Sviluppo e oltre 25 anni di esperienza nel settore.”