“La caduta del 4,0% del mercato dell’Information Technology in Italia rispetto ad un trend positivo per l’Europa, non va attribuita ad una contrazione del numero di imprese interessate ai processi di informatizzazione, ma alla loro disponibilità economica: rispetto al 2010 si è allargato il bacino di imprese che spendono in software e servizi informatici (dal 70,9% al 79,6%), ma si è ridotta la loro capacità di spesa (quasi i due terzi delle imprese spende l’1-2% del fatturato)” – è quanto si legge nel III rapporto Nomisma sulla Business Intelligence promosso da Iconsulting.
I risultati del Rapporto
All’interno del Rapporto, l’Istituto di ricerca bolognese, offre una mappatura evolutiva del grado di penetrazione delle soluzioni di Business Intelligence all’interno delle Imprese. Se si focalizza l’attenzione sulla maggioranza di imprese che non utilizzano sistemi di BI si registrano due trend opposti: da un lato, aumenta la percentuale di coloro che non conoscono in maniera approfondita tali strumenti, dall’altro crolla drasticamente il numero delle aziende (dal 41,7% del 2010 al 13,7% del 2012) che non li ritengono necessari per il proprio lavoro. Da questo dato emerge che la diminuzione della richiesta di BI è dovuta più che ad un giudizio di irrilevanza a problemi strutturali come ad esempio i costi troppo elevati (65%) e tecnologie troppo complesse per gli addetti (23%).
Cresce quindi la sensibilità delle imprese rispetto alle tematiche IT; ciò è dimostrato dalla percentuale di chi sostiene che la propria azienda necessiti di maggiore informatizzazione: si passa dal 53,2% del 2010 all’ 82,4% del 2012. Tra le imprese che non sono dotate di strumenti di BI aumenta la percentuale di quelle che intendono investire in tecnologie informatiche nei prossimi tre anni (64,6% del 2012, contro 49,6% del 2010) in particolare a voler investire sono più le medie imprese e le imprese di costruzioni.
Le imprese che hanno utilizzato strumenti di BI registrano un miglioramento nella loro organizzazione aziendale (40,1%), nel processo decisionale (28,4%) e nell’ottimizzazione dei costi (25,6%). Le aree che ne beneficiano maggiormente sono quella Amministrativa (63%) e quella Commerciale (24,1), mentre i maggiori utilizzatori risultano i responsabili di settore (50,9%), Top manager (36%) e infine gli analisti di settore (13,1%). Le intenzioni di investimento sembrano in calo rispetto al 2010, anche se la capacità di spesa sembra essere maggiore ( il 22% delle imprese dichiara di voler investire più di 50mila euro). Questo dato conferma l’ipotesi secondo la quale chi intraprende la strada degli strumenti di BI vi riconosca vantaggi che incentivano ulteriormente gli investimenti in questa direzione. In conclusione l’indagine evidenzia come del totale delle imprese campione la maggioranza (63,2%) ha intenzione di investire, ma la percentuale scende drammaticamente se si considerano solo le imprese realmente in grado di farlo (16,9%) e quelle che realmente potenzieranno i propri strumenti di BI (13,1%).
E’ necessario dunque trovare nuovi e più efficaci canali di comunicazione che riescano a sensibilizzare le imprese sui vantaggi in termini di competitività derivanti dall’utilizzo dei sistemi di BI.
Come ricorda Marco Marcatili (analista economico Nomisma e responsabile del Rapporto) “Non sono soltanto le grandi imprese a investire e innovare in direzione di sistemi di BI. Dalla mappatura realizzata emerge che anche le piccole e medie imprese sono attente al mercato, sebbene la congiuntura economica ha rallentato questo tipo di sviluppo innovativo, colpendo in misura maggiore quelle di medie e piccole dimensioni. All’aumentare di un interesse della domanda non corrisponde però un’offerta altrettanto articolata e gli strumenti a disposizione sono targettizzati verso il mondo delle grandi imprese. Come accade ad esempio in altri Paesi europei – bisognerebbe tarare il sistema dell’offerta sulla struttura della domanda ed occorrerebbe affrontare nel concreto la questione delle modalità del sostegno di politica economica allo sviluppo e all’utilizzo di tecnologie innovative, in una economia moderna, ma con importanti sacche di arretratezza, come quella italiana. Anche nel settore della Pubblica Amministrazione ci sono stati degli investimenti, anche se la digitalizzazione promessa non è neppure partita. La strada è tracciata, ma i dubbi sono ancora molti. È dal settore pubblico che dovrebbe partire la spinta per un modello di operatività collettiva e integrata a partire dall’utilizzo di quel grande patrimonio di dati che derivano dal territorio e dallo sviluppo dei dati spaziali”.