Per Erich Clementi, Senior VP IBM GTS, intervenuto a Milano, i cento anni di IBM insegnano che bisogna saper cambiare tutto tranne i propri valori. In un mondo globalizzato e in forte cambiamento, una lezione per i leader italiani della prossima generazione.
Per Erich Clementi, Senior Vice President IBM GTS, “il futuro delle imprese internazionali risiede nella capacità di cambiare qualsiasi elemento della propria struttura, tranne quei valori e quelle convinzioni che ne costituiscono l’identità e che rendono ciascuna di esse unica”.
Nella lecture tenuta ieri al Politecnico di Milano, che rappresentava la tappa italiana della serie di incontri organizzati da IBM con le organizzazioni accademiche di tutto il mondo in occasione dei 100 anni dalla nascita di Big Blue, Erich Clementi ha preso in esame lo scenario, l’evoluzione e il futuro delle aziende alle prese con le sfide poste dalla globalizzazione, dalle innovazioni tecnologiche e dai cambiamenti che avvengono nella società in cui operano.
Davanti a una platea composta da quelli che Clementi ha definito i “leader del futuro”, il Senior VP di IBM ha sottolineato come reinventare le organizzazioni, adattandole agli scenari che mutano, resti la sfida più importante per chi aspiri a diventare cittadino globale a tutti gli effetti.
Il primo secolo di IBM porta con sé, tra le altre, proprio questa lezione: la globalizzazione, la caduta di molte barriere commerciali e l’esplosione di Internet hanno condotto IBM, una decina di anni fa, a ripensare se stessa, il mondo e il suo modo di agire nel mondo.
“Ogni organizzazione, per sopravvivere, e avere successo, deve condividere un solido insieme di convinzioni e ispirare ad esse le sue politiche e le sue azioni. Per affrontare le sfide di un mondo che cambia deve essere pronta a cambiare qualsiasi cosa di sé, tranne queste convinzioni”, ha affermato Clementi.
Per capire quali fossero i valori di IBM, ha raccontato, tutti i collaboratori furono riuniti in un “jam” online di 72 ore, dal quale scaturirono non tanto i valori di IBM, quanto quelli dei suoi dipendenti. E sulla base di quei risultati l’azienda fu trasformata da multinazionale a impresa globale integrata, ripensando il portafoglio di servizi e prodotti: una decisione subito condivisa – nonostante prevedesse cambiamenti radicali come l’uscita dal mercato dei PC – perché coerente con le convinzioni profonde delle persone che vi lavorano.
Questo mutamento di prospettiva ha coinvolto, negli anni, sempre più i dipendenti, capaci di diventare cittadini e professionisti globali anche grazie a programmi come il Corporate Service Corps, che prevede l’invio di team di persone IBM in paesi emergenti allo scopo di collaborare a progetti di sviluppo economico.
Ciò comporta molteplici aspetti positivi: oltre a mettere a disposizione le competenze per aiutare le comunità locali, permette di raccogliere sul campo insegnamenti di inestimabile valore sulla realtà di questi paesi, rafforza le relazioni sociali di IBM e fa emergere nuove opportunità di business.
Un altro insegnamento fondamentale, secondo Clementi, è che ” la tecnologia oggi non è più solo uno strumento di back-office o di produzione di gadget, ma il modo in cui vediamo il mondo, la via attraverso cui descriviamo e comprendiamo la dinamica dei sistemi complessi e ciò cui ci affidiamo per decidere come agire efficacemente.
In un mondo caratterizzato dal proliferare di dati, di dispositivi connessi tra loro e di processi di business in continua espansione, sono indispensabili strumenti di analisi che permettano a leader e aziende di prendere decisioni fondamentali in tempo reale”.
Per vincere sfide di questo tipo, IBM ha costruito Watson, il primo degli esemplari cosiddetti “computer cognitivi” capaci di comprendere il linguaggio naturale e di imparare. Questo mette a disposizione un potenziale enorme per i progetti che mirano a rendere più efficienti i sistemi che stanno alla base della nostra quotidianità, tramite l’ utilizzo di potenti tecniche di analisi su vaste quantità di dati prodotte ogni giorno, con applicazioni che spaziano dalla medicina alla pubblica amministrazione, dal commercio alla finanza.
Accanto a Watson, un altro settore fondamentale per il futuro del pianeta – e per quello di IBM e del suo business – è rappresentato dalle nanotecnolgie: la ricerca IBM, che ha costruito un dispositivo simile a un transistor con una “nanoporta” attraverso cui può passare una singola stringa di DNA, potrà portare in futuro alla medicina personalizzata, in grado di adattare specificamente le terapie sulla base del DNA di un singolo individuo.
I 100 anni di IBM insegnano che “un successo di lungo periodo è il prodotto di una visione e di un impegno di lungo periodo”, ha aggiunto Clementi, il quale si è dichiarato ottimista anche per quanto riguarda il futuro dell’Italia e della sua economia: “L’Italia ha storicamente la flessibilità culturale per vincere la sfida portata dalla globalizzazione e dai mercati emergenti”.
Rivolgendosi agli studenti in platea, Erich Clementi ha concluso il suo intervento sostenendo che “chi pensa al futuro può costruire uno Smarter Planet, un pianeta più intelligente, più sicuro e sostenibile. A voi giovani leader del futuro il compito di cogliere questa sfida”.