Nel suo intervento all’incontro dei Business Partner, il numero uno di IBM Italia sottolinea il ruolo chiave del canale anche in un mercato sempre più guidato dai nuovi paradigmi
L’evento annuale dedicato ai Business Partner di IBM, tenutosi ai primi di febbraio presso il Client Center dell’azienda a Segrate, rappresenta ormai un appuntamento irrinunciabile per capire le linee entro le quali si svilupperà l’anno. E questa edizione non ha deluso le attese. Anche perché c’era sicuramente molta curiosità sul tema del momento: la cessione dei server x86 a Lenovo. E Nicola Ciniero, presidente e amministratore delegato di IBM Italia, non si è sottratto alla platea, affrontando subito l’argomento. “L’accordo con Lenovo diventerà operativo presumibilmente tra luglio e settembre – ha spiegato –, mentre gli asset rimarranno in casa nostra fino alla fine di quest’anno. Non solo: continueremo lo sviluppo e la manutenzione della linea x86 per altri cinque anni, ma soprattutto non abbiamo ceduto i brevetti sui PureSystems, che rappresentano un componente chiave nell’ambito del cloud”. In sostanza, “non abbandoniamo il mercato Intel, ma lo gestiamo in maniera diversa”, ha sintetizzato Ciniero, aggiungendo un po’ ironicamente che “forse ci siamo un po’ stancati di fare gli OEM di Intel e Microsoft da trenta anni, come è vero un po’ per tutto questo settore”.
I quattro driver della trasformazione
Ma, al di là delle battute, il vero messaggio di fondo è che IBM continua a cambiare pelle, e infatti Ciniero non ha mancato di sottolineare come il vero leitmotiv dei 102 anni di storia di Big Blue è il cambiamento. Che passa anche dall’abbandonare le aree non più strategiche: solo negli ultimi 15 anni si sono avute dismissioni di rilievo come quella delle memorie Dram, degli hard disk, delle stampanti e dei PC, fino ai server x86. Per liberare risorse da investire in acquisizioni a valore, come per esempio nell’ambito Analytics, dove dal 2005 a oggi sono state acquisite ben 33 società per un totale di 16 miliardi di dollari. Il disegno di fondo è quello noto: essere sempre più in grado di rispondere alle sfide poste dai quattro driver fondamentali che oggi guidano la trasformazione del mercato, cioè Cloud, Analytics, Mobile e Social. A queste sfide sono chiamati anche i Business Partner, soprattutto in relazione alle dinamiche del mercato. Secondo i dati presentati durante l’evento, nel 2014 il Cloud vedrà una crescita del 25% (addirittura del 50% per quanto riguarda il comparto SaaS, Software-as-a-Service), l’Analytics del 2%, il Mobile del 14% e il Social del 7%. E se nel 2013 queste quattro forze pesavano per il 35% del fatturato IT complessivo, lasciando al mercato IT tradizionale il restante 65%, nel 2014 saliranno già al 46%, con una crescita vicina al 10% anno su anno, contro un declino del 6,3% dell’IT tradizionale.
Il cloud sempre più nel segno di SoftLayer
In questo scenario di mercato, che si va polarizzando in queste due divisioni, il 2014 secondo Ciniero si pone come un anno di svolta, che impone a IBM e ai suoi partner una trasformazione, per essere in grado di mantenere un business sostenibile. Uno strumento chiave in questo senso è SoftLayer, la cui acquisizione è stata perfezionata nel luglio 2013 e che ormai è sempre più alla base dell’offerta cloud di IBM. “Nella nostra organizzazione, SoftLayer fa parte dei servizi, cioè è GTS nel nostro gergo, ma si vende come se fosse hardware – ha sottolineato Ciniero -, in quanto diventa infrastruttura in una logica di pure cloud”. E con SoftLayer si possono trasformare i costi da CapEx a OpEx, oltre a coinvolgere sempre più il canale dei Business Partner, che possono giocare un ruolo importante nel portare il cloud sul mercato, secondo il modello definito nell’incontro “hosting reseller”, che prevede che il partner offra una soluzione in modalità cloud aggiungendovi servizi a valore. Per parte sua, IBM non lesina gli investimenti, visto che SoftLayer significa oggi 1,2 miliardi di nuovi investimenti, cioè ben un quinto dei 6 miliardi di dollari investiti annualmente in R&D da Big Blue (e che gli valgono il record dei brevetti per 21 anni consecutivi), 40 data center in tutto il mondo, 21mila clienti tra cui 24 delle prime 25 aziende della classifica Fortune 500, e una proposta che non ha pari sul mercato. Il confronto con Amazon Web Services, presentato durante l’evento, vede infatti IBM ospitare ben il 30% in più di siti, per un totale di 270mila, un centinaio di configurazioni rispetto alle 14 di AWS e infine circa 2.000 API contro le 60 del concorrente.