“Senza un intervento deciso delle Authorities potremmo essere costretti a valutare la chiusura di Infostrada, il più importante operatore alternativo a Telecom Italia sulla rete fissa con 2,5 milioni di clienti diretti”. L’allarme è di Maximo Ibarra, amministratore delegato di Wind da poco più di sei mesi, in un’intervista a 360° sul Corriere della Sera
Il mondo delle telecomunicazioni in Italia è in grande fermento ma c’è un freno che limita lo sviluppo e le potenzialità nel nostro Paese: l’assenza di una vera concorrenza nella rete fissa. Ne è talmente sicuro Ibarra che senza lanciare ultimatum, porta a sostegno del suo convincimento un documento molto importante pubblicato dall’Antitrust da poche settimane. A chiusura di un’indagine durata due anni, gli esperti dell’Agcm nel procedimento A428 hanno scritto nero su bianco che “le condotte di Telecom hanno compromesso la capacità competitiva di concorrenti efficienti” sulla rete fissa.
Telecom Italia ‘uccide’ la concorrenza
Ma Ibarra fa anche due conti semplici semplici per evidenziare le difficoltà degli altri competitor. “La cosa più impressionante – dice l’ad di Wind – è che nel mondo della rete Adsl se andiamo a guardare la generazione di cassa da sempre, incluso il 2012, quasi il 100% del cash flow prodotto ogni anno è di Telecom Italia. Il margine Ebitda di Telecom è il 44% e quello degli operatori alternativi è al 15%”. Non solo: più di 300 milioni di euro ogni anno vengono versati a Telecom per l’affitto dell’ultimo miglio, il cosiddetto unbundling. “Sappiamo che c’è una sola rete in rame e siamo disposti a pagare un prezzo congruo ma dobbiamo guadagnarci perché nella nostra ragione sociale non c’è l’obiettivo di fare l’incumbent”.
“Se avessimo buonsenso usciremmo dal mercato. Non facciamo carità”
Ibarra si attende una mano dalle istituzioni su questo fronte, il costo dell’unbundling appunto. Wind infatti paga 9,28 euro per linea al mese a Telecom Italia. Ora si vuole tenere alto questo affitto affinché gli incumbent possano fare investimenti sulle reti di nuova generazione. «Ebbene – dice ancora Ibarra – in Italia ci sono 6 milioni di linee unbundling. Moltiplichiamo per 12 mesi e immaginiamo che si voglia far salire di un euro quel costo. In tutto farebbe 70 milioni di euro. Telecom Italia investe 3,5 miliardi l’anno. Dunque 70 milioni (e metà sarebbero nostri) sarebbero un’inezia per loro. Ma per noi operatori alternativi no e rappresentano la possibilità o meno di rimanere sulla rete fissa. Se tutti noi operatori fossimo dotati di estremo buon senso dovremmo uscire da questo mercato perché non facciamo la carità”.
Infine, uno sguardo al futuro prossimo. Giorni fa Franco Bassanini, alla guida di Cdp e Metroweb, ha detto di voler spingere per una società unica della rete dove far confluire tutti. Idea che piace a Ibarra purchè “la società abbia una governance ben costruita per permettere parità di accesso a tutti gli operatori sia per il rame che per la fibra”. Solo così Infostrada potrebbe confluirvi senza problemi.