Wired ha accusato Rcs Mediagroup di aver gonfiato le impression sul sito Corriere.it. L’editore ha risposto che non c’è nulla di fraudolento nel suo comportamento mentre i giornalisti chiedono chiarezza all’azienda
Ieri il sito di Wired ha pubblicato un articolo in cui accusava il Corriere della Sera di aver aumentato il traffico sul proprio portale “con l’acquisto di click creati in automatico attraverso il cosiddetto “site under””. In sostanza il quotidiano milanese avrebbe creato false impression e “ha provocato anche l’erogazione a vuoto di banner pubblicitari sulla homepage del Corriere della Sera e di preroll, gli spot video, su Corriere Tv”. Oggi il sindacato dei giornalisti di via San Marco chiede spiegazioni.
Rcs risponde alle accuse: “Nulla di fraudolento”
L’editore Rcs Mediagroup ha risposto alle accuse di Wired affermando che “non c’è stato nulla di fraudolento”. “Abbiamo comprato traffico in modo trasparente per far conoscere il prodotto. – scrive l’azienda in una nota – Il fornitore Tradedoubler ha deciso a nostra insaputa di accelerare l’erogazione nei giorni di Pasqua. Quando ci siamo resi conto che non si trattava di quel che avevamo concordato abbiamo interrotto la fornitura”. L’editore ha voluto sottolineare come il numero delle impression è stato comunque minimo e ha difeso anche l’AD Pietro Scott Jovane, che “non era a conoscenza dell’accaduto” in quanto si trattava di un’operazione di marketing.
I giornalisti chiedono chiarezza
La spiegazione di Rcs Mediagroup non ha soddisfatto il comitato interno del Corriere della Sera. “Un conto è intercettare contatti aggiuntivi ed effettivi, un conto è gonfiare fraudolentemente i volumi di traffico”, scrive il sindacato interno che ha chiesto poi “un chiarimento formale” da parte dell’azienda per difendere “il buon nome, la reputazione, il lavoro, lo spirito di sacrificio dei giornalisti del Corriere della Sera”.