Quanta strada ha fatto la chiocciola!

Giugno 1971, un certo Ray Tomlinson – programmatore statunitense allora impegnato nel progetto ARPANET, da cui deriva quello che oggi è Internet – ebbe per primo l’idea di inviare comunicazioni tra i computer delle università collegate alla rete: nacque allora la posta elettronica!

Sono passati quarant’anni di sviluppo irrefrenabile della e-mail e credo che di questo strumento non potremmo farne più a meno. Nonostante la vorticosa crescita di strumenti di comunicazione, dai messaggini ai social network, la posta elettronica rimane regina, anzi è imprescindibile e integrata in modo stretto con tutti questi mezzi.

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Praticamente tutti coloro che hanno un minimo di alfabetismo informatico possiedono almeno un indirizzo di posta elettronica, così fondamentale tanto quanto il numero di telefonia cellulare: recenti statistiche ci dicono infatti che in Italia abbiamo una media di 2,6 caselle ognuno. Tra parentesi dobbiamo sempre a Ray – che per la cronaca non ha ricevuto nemmeno un euro dalla sua invenzione, ormai patrimonio dell’umanità – l’idea della chiocciola come elemento separatore tra nome e computer di destinazione. Un simbolo – @ – che nasce dalla fusione delle lettere a e d, formanti la parola ad, che in latino significa “verso” come moto a luogo.

Quarant’anni ottimamente portati, quindi, se si pensa che oggi pare ognuno di noi riceva, sempre in media in Italia, ben 31 mail. Certo, la maggioranza di queste è spamming, oppure inutili, ma questo purtroppo è dovuto al cattivo – o malevolo – uso che si fa dello strumento, incolpevole come tale. Così non possiamo di certo prendercela con il martello, utilissimo se si deve piantare un chiodo, se viene però adoperato per rompere la testa a un malcapitato, dovremmo prendercela con chi lo ha usato, no?

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Mi sovviene in mente un episodio di trent’anni fa, agli inizi della mia carriera professionale in una multinazionale americana. Condividevo l’ufficio con tre colleghi molto più anziani di me, due dei quali non scambiavano mai parola perché si disprezzavano reciprocamente. All’ingresso dell’ufficio c’erano due contenitori per la posta in uscita e in ingresso per ciascuno di noi, perché allora quasi tutto girava in cartaceo. Mi rammento che quando uno dei due doveva, per ragioni di lavoro, comunicare con l’altro scriveva un messaggio e lo appoggiava, con nome e fare formale e con tanto di busta, nella sua casella arrivi. L’altro allora si alzava solennemente e, senza commentare, andava a ritirare il messaggio e, il più delle volte, rispondeva nel medesimo modo.

Pensate a cosa accadrebbe oggi in una situazione simile. Tutto sarebbe facilitato da un semplice batti e ribatti via posta; anzi, peggio, perché la posta elettronica favorisce l’invio non solo al destinatario, ma a una pletora di altri per conoscenza – chiamati il più delle volte come “testimoni” loro malgrado. Tutto ciò alcune volte provoca una giostra di carteggio di mail di “inoltra” e “rispondi a tutti” che solo la stanchezza riesce a spegnere. Anche questo è progresso…o no?

Buon Compleanno Posta Elettronica! Meditiamo, gente, meditiamo … 🙂

Tratto dall’editoriale della newsletter di DMO. Per iscriverti alla Newsletter registrati al portale cliccando qui

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