Erano partiti in sordina dando importanza alle azioni più che all’immagine. Dopo il boom della maschere dietro le quali si nascondono (ispirate dal protagonista del film V per Vendetta che a sua volta la prendeva da Guy Fawkes), gli Anonymous hanno capito che potevano ottenere di più e farsi conoscere su larga scala. La questione degli attacchi hacker a siti di tutto il mondo è uscita dalle camerette dei geek e appassionati per entrare nei tg, talkshow e contenitori pomeridiani. Un’escalation senza sosta che ha visto il culmine nella violazione di siti importanti come quelli dell’FBI e della major Sony Entertainment. Ma gli hackivisti, così si fanno chiamare dalla crasi di “hacker” più “attivisti”, si sono spinti oltre fino a raggiungere il palco degli Oscar spagnoli durante la cerimonia di Febbraio 2012. Insomma oggi il mondo, e non solo del web, sembra invaso da questi personaggi mascherati dietro i quali potrebbe nascondersi chiunque, anche il nostro più caro amico, parente o collega di lavoro. Dopo una prima fase di “conoscenza”, gli Anonymous ne hanno cominciata una seconda, mai dichiarata ma visibile, di “comunicazione”. Non basta più entrare in siti qua e là per il mondo del web, ma serve farsi sentire e ascoltare anche da chi non vive di pane e internet.
Uno dei modi migliore è quello di utilizzare lo strumento mediatico più utilizzato da tutti e cioè la televisione. Lo sdoganamento di Anonymous in TV è avvenuto proprio in Italia durante un’intervista rilasciata da un membro della televisione italiana al programma “Le Iene”. E’ stata la prima volta che un hacker di Anonymous è apparso in televisione, le sole uscite video erano state quelle autoprodotte per annunciare e rivendicare atti di violazione informatica. In questo modo un pubblico sicuramente più vasto ha potuto ascoltare una delle voci del gruppo di hacker, ascoltandone anche obiettivi e mission.
L’ultima trovata è datata 15 marzo quando in pochissimo tempo è rimbalzata sulla Rete la notizia di un sistema operativo prodotto dagli Anonymous e con il quale ci possiamo sentire un po’ tutti hacker. Anonymous OS 0.1 è stato scaricato in poche ore migliaia di volte ed ha incuriosito gran parte degli smanettoni del web. In realtà l’OS si tratta semplicemente di una versione personalizzata di Ubuntu, una delle distribuzioni Linux più conosciute, con la particolarità di essere “Live” e quindi utilizzabile anche senza essere installata. Dopo i primi momenti di euforia per aver tra le mani il sistema operativo utilizzato dagli Anonimi, sono sorti i primi dubbi, tant’è che gli stessi hacker hanno precisato sull’account Twitter @AnonOps che l’OS rilasciato non proviene dal gruppo e l’utilizzo ne è sconsigliato perché potrebbe contenere malware o software di tracciamento.
Il fatto è che oramai Anonymous è diventato un vero e proprio marchio, un brand globalizzato. Quell’impeto nel dirla cruda a tutti, attraverso internet, ha riscosso il successo di molti estimatori, tra cui i diversi movimenti “contro” nati negli ultimi mesi. La forza degli Anonymous è proprio quella di riuscire a fare massa anche con i movimenti paralleli, come gli #Occupy o gli #Indignados. Il pericolo è invece un altro: dare l’idea che il Pianeta sia totalmente controllabile dal web e che non è possibile applicare regole ad Internet. Pensare che sia tutto anarchia sarebbe l’errore più grave da commettere, e la spinta maggiore a movimenti del genere che rappresentano in ogni caso una violazione dei diritti di privacy di aziende, pubbliche amministrazioni e cittadini.