Secondo il Pentagono e l’Intelligence australiana, hacker cinesi avrebbero rubato informazioni su armamenti e sistemi di spionaggio dei rispettivi Paesi
Il periodo di tregua nella cyber-guerra tra Cina e Stati Uniti sembra essersi definitivamente concluso. Il Dipartimento della Difesa USA, che in precedenza aveva già sottolineato il pericolo proveniente da Pechino, ha affermato in un report che alcuni progetti di armi top secret sarebbero stati rubati da hacker cinesi. In particolare sarebbero stati violati file relativi al comparto missilistico e aeronavale, due dei settori in cui gli USA mantengono un primato tecnologico sulla rivale Cina.
L’embargo non funziona
Con la conferma che gli attacchi informatici provenivano da Pechino, cosa che il Governo cinese ha sempre smentito, gli Stati Uniti hanno imposto un embargo sui prodotti tecnologici dall’Oriente per evitare infiltrazioni nei sistemi informatici degli uffici governativi, cosa già avvenuta non molto tempo fa. Il provvedimento non sembra aver sortito grandi effetti visto che gli USA rimangono il bersaglio preferito degli hacker del Partito.
Colpiti anche gli 007 australiani
Secondo il Governo autraliano gli hacker cinesi avrebbero violato i progetti del nuovo quartier generale dell’Intelligence, compresi i dettagli sui sistemi di sicurezza e cablaggio. Il ministro degli Esteri, Bob Carr, ha sottolineato come la violazione non abbia destato grande sorpresa ma non ha voluto né confermare né smentire il fatto che il mandante fosse Pechino. I vertici cinesi dal canto loro continuano a negare tutto. Il portavoce del ministero degli Esteri, Hong Lei, ha sottolineato come sia “molto difficile capire l’origine degli attacchi informatici” e si è chiesto “dove siano le prove su cui cui i media basano simili notizie”.