Il leader del M5S ha risposto sul suo blog alle indagini su 22 persone accusate di vilipendio nei confronti del Presidente della Repubblica. “Per difendersi, l’unico mezzo è non scrivere più nulla. Bocche cucite”, afferma il comico genovese
Beppe Grillo si scaglia contro la decisione della Procura di Nocera Inferiore di indagare 22 persone per vilipendio nei confronti del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Le accuse sono state mosse dopo che erano apparsi alcuni commenti sull’operato del Quirinale sul blog del comico genovese, le cui e-mail rubate non potranno essere pubblicate su decisione del Garante della privacy. Lo scontro fra le Istituzioni e il web si fa sempre più acceso.
Bocche cucite
“Il reato di vilipendio deriva dal Codice Rocco del periodo fascista. Nel ventennio si tutelava dal delitto di lesa maestà la figura del re e di Mussolini, dal dopoguerra i presidenti della Repubblica”- scrive il leader dei 5 Stelle sul suo blog – “Inoltre un cittadino, perché il Presidente della Repubblica sarà il primo dei cittadini, ma sempre cittadino rimane, non può essere più uguale degli altri di fronte alla legge. Invito il Presidente della Repubblica a chiedere l’abolizione dell’articolo 278 sconosciuto nella maggior parte delle democrazie occidentali”. Beppe Grillo, che ha chiesto alla Rete se il senatore Marino Mastrangeli andasse espluso dal Movimento, conclude il suo pensiero sottolineando come l’unico modo per evitare guai giudiziari per commenti espressi sul web sia tacere: “Chi può essere al sicuro di un’eventuale denuncia per una critica al Presidente della Repubblica? Allora, per difendersi, l’unico mezzo è non scrivere più nulla. Bocche cucite. Dita bloccate sulla tastiera. Commenti oscurati”.
Libertà di parola e diffamazione
Il tema della diffamazione in Rete è diventato all’ordine del giorno. Il Presidente della Camera Laura Boldrini aveva chiesto maggior tutela contro gli insulti sul web partendo da un suo caso personale e da quello del neo ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge. Anche il giornalista Enrico Mentana ha denunciato il fatto che alcuni social network sono diventati luogo di offese gratuite verso personaggi famosi e membri delle Istituzioni. Anche il Codacons si è espresso sulla questione chiedendo un maggiore monitoraggio da parte delle stesse piattaforme social e della Polizia postale. Infine, la Procura di Roma ha condannato a 9 mesi di carcere Massimiliano Tonelli, gestore della pagina Facebook Cartellopoli, con l’accusa di istigazione a delinquere. Secondo i magistrati, alcuni commenti presenti sul suo blog avrebbero spinto altre persone a distruggere i cartelloni pubblicitari della Capitale.