Innovazione come motore per la Governance del Paese. E’ questo il messaggio lanciato nell’ambito dell’evento organizzato da School of Management del Politecnico di Milano e Fujitsu: “Una nuova governance per l’innovazione in Italia”.
Rappresentanti delle Istituzioni e del mondo imprenditoriale si sono confrontati in maniera concreta sui prossimi passi da compiere per far si che la riduzione della burocrazia e la reingegnerizzazione dei processi possano portare a rivoluzioni per il cittadino e per l’impresa, a costo zero per il Paese Italia.
L’efficienza e la qualità della Pubblica Amministrazione sono diventati ormai a tutti gli effetti elementi prioritari per incrementare la competitività di una nazione come l’Italia.
L’imposizione a livello nazionale ed europeo di pesanti vincoli di bilancio non lascia scampo oggi alle PA sia centrali che locali, che rischiano di vedersi costrette a tagliare i servizi, creando disparità nelle diverse regioni, o ad aumentare ulteriormente la fiscalità, fattore che sarebbe destinato a danneggiare in maniera decisiva la competitività sia del singolo cittadino che delle imprese a livello internazionale.
“La necessità di competere per uscire dalla crisi è oggi la sfida principale che l’Italia deve porsi”, ha dichiarato Pierfilippo Roggero, Senior Vice President, Southern & Western Europe di Fujitsu Technology Solutions e Amministratore Delegato e Presidente di Fujitsu Technology Solutions Italia. “Confidando di aver toccato il punto più basso di questa crisi finanziaria ed economica, il nostro Paese non può accontentarsi di recuperare terreno con un ritmo di crescita dell’1% annuo. Con questa base non si cresce, si tira a campare. Perché nel mondo c’è chi corre veloce, e anche in Europa c’è chi – come la Germania – cresce già in questo 2010 a un tasso superiore al 2%”.
“La perdita di competitività dell’Italia è anche un tema di innovazione”, ha continuato Roggero. “Non c’è un vero recupero di efficienza nel Sistema Paese, il che si riflette su mille decisioni imprenditoriali. In un mondo globalizzato è chiaro a tutti che il ruolo delle aziende multinazionali è sempre più marcato. Le dimensioni dell’investimento diretto estero in Italia sono storicamente importanti. Dagli anni Cinquanta in poi si è creato uno stock di investimento che si è rafforzato con il miracolo economico. Ma questa massa di investimento è invecchiata, si è ridotta, ed è oggi minacciata dalle decisioni di investire altrove”.
“Gli investimenti delle multinazionali in Italia sono pari a circa 400 miliardi di dollari. Le stesse multinazionali hanno investito in Francia quasi il triplo, 1.150 miliardi di dollari. E ogni anno il divario aumenta. Nell’anno 2009 sono arrivati in Italia 30 miliardi di dollari di investimento diretto proveniente da soggetti esteri. Nello stesso anno gli investimenti esteri in Francia erano il doppio, 60 miliardi, e in Gran Bretagna quasi altrettanto, 50 miliardi di dollari . L’Italia non ha più le condizioni di sistema per attirare capitali stranieri”, ha concluso Roggero.
L’ICT, dunque, sembra essere oggi una delle poche leve, se non l’unica, in grado di portare verso una PA qualitativamente migliore ed economicamente sostenibile per la collettività.
Nel corso dell’incontro, le analisi degli Osservatori del Politecnico di Milano hanno dato la possibilità di fornire alcune indicazioni sullo stato dell’arte nel nostro Paese, razionalizzando la realtà che si osserva per tratteggiare utili linee guida.
In particolare, Alessandro Perego, Responsabile scientifico Osservatori ICT&Management del Politecnico di Milano, ha dato visibilità a diverse esperienze di successo e ambiti applicativi che dimostrano come la strada dell’innovazione sia possibile oltre che auspicabile.
La Fatturazione Elettronica, per esempio, è un progetto che potrebbe portare all’Italia benefici economici pari a 10 miliardi di Euro all’anno, che diventerebbero 60 miliardi nel caso in cui l’adozione fosse estesa a tutto il ciclo ordine-pagamento. Si tratta di valori compresi tra l’1% e il 4% del PIL annuo. Un’adozione estesa della Fatturazione Elettronica avrebbe, inoltre, un impatto atteso sulla PA estremamente significativo – prudenzialmente stimato in 3 miliardi di € di benefici annui – e altrettanto significativa sarebbe la ricaduta potenziale sui fornitori della PA.
“Ma anche un utilizzo diffuso dell’eProcurement nella PA – ha continuato Perego – può consentire di risparmiare – ad esempio – oltre un terzo dell’operatività connessa all’espletamento delle procedure di appalto, abbattendo i tempi di comunicazione con i fornitori, dando così agli uffici acquisti della PA l’opportunità di investire nuove risorse in attività a valore aggiunto, legate alla relazione con imprese e cittadini, quali la gestione della relazione coi fornitori, e la stessa preparazione delle strategie e degli strumenti di gara”.
“Inoltre, in Sanità le realtà più virtuose sono quelle che spendono di più in Information Technology per ripensare i loro processi integrando informazioni, attività e risorse in un’ottica di sistema. I dati dell’Osservatorio “ICT in Sanità” del Politecnico di Milano evidenziano che nelle regioni del Nord circa il 60% delle aziende avranno nel 2010 un budget ICT superiore a 4.000 € a posto letto, mentre arriveranno a tale budget solo il 40% delle aziende del Centro e il 27% al Sud”, ha concluso Perego.
Una preoccupazione condivisa da gran parte dei relatori è il rischio che nell’attuale scenario possa verificarsi un taglio o un rinvio degli investimenti ICT. A fronte di questo fondato timore, l’auspicio comune è che cresca la consapevolezza da parte di politici e dirigenti della PA, del ruolo insostituibile che le tecnologie possono avere nel raggiungimento degli obiettivi prioritari di controllo e razionalizzazione della spesa, ma anche e sopratutto di miglioramento della qualità dei processi e del livello di servizio al cittadino.
L’esperienza di tante realtà di eccellenza anche a livello nazionale, infatti, mostra come un elevato livello di informatizzazione delle strutture della PA possa portare contemporaneamente a migliori performance economiche e a servizi qualitativamente più elevati.