Google e Yahoo: se “Reset the net” fosse una bufala?

I due giganti insieme per sconfiggere le spie della NSA. Ma lo vogliono davvero?

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Come in uno dei tanti film di Hollywood, da una parte ci sono le forze alleate e dall’altra il “cattivo” di turno, nel caso specifico la NSA. All’inizio di giugno una serie di aziende e di organizzazioni no-profit si sono unite nella formazione di una super potenza al servizio degli utenti della rete, chiamata “Reset the net“. La partnership è arrivata a un anno dall’inizio del Datagate, con le rivelazioni di Edward Snowden. In un comunicato inviato alle forze “alleate”, lo stesso Snowden aveva scritto: “Oggi cominciamo a lavorare per distruggere realmente la collezione delle nostre comunicazioni online”.

Quale obiettivo

Oltre a mettere fine alle attuali pratiche di monitoraggio della NSA, “Reset the net” vuole portare in auge l’importanza dei metodi di crittografia nelle conversazioni che passano per le piattaforme digitali. Come ha scritto il Guardian, gli utenti (soprattutto quelli che usano massivamente smartphone e tablet) hanno perso parte della loro fiducia nella tecnologia proprio perché non vedono un soggetto in grado di fermare il potere della National Security Agency. La partnership serve quindi non solo come risposta “etica” al problema del monitoraggio, ma soprattutto come metodo per riaccendere nelle persone la voglia di comunicare in rete, usando piattaforme più sicure.

Nella rete delle reti

Gli analisti hanno predetto un forte calo degli introiti per l’industria tecnologica, in modo particolare per i servizi di cloud computing, con Facebook, Google, Twitter e Cisco tra i primi ad accusare il colpo. Il paradosso è che queste aziende si sono mosse solo dopo un anno per contrastare la politica della NSA mentre ben poco hanno fatto per cercare di mettere al sicuro i propri servizi (solo Google ultimamente ha introdotto la crittografia “end-to-end” per le webmail). Qual è la verità? 

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Reset the data

Secondo il Guardian i diversi soggetti non hanno interesse nel far chiudere globalmente i punti di accesso alle informazioni dei propri utenti. Se lo facessero non avrebbero modo di targetizzare gli annunci pubblicitari, scroprire i gusti delle persone e cercare di guidarne i passi in rete. La verità è che ognuno mira a coltivare il suo giardino, fatto di cronologie e big data; una serie di informazioni vitali per un’industria che si basa sul web. E se invece di “resettare la rete” procedessimo ad un azzeramento dei nostri dati? Quante organizzazioni sarebbero d’accordo? Non molte, ci scommettiamo.