Le pratiche di intercettazione di massa potrebbero essere legali. E’ quello che ha detto un ufficiale del Regno Unito
Charles Farr, direttore generale dell’Office for Security and Counter-Terrorism, è stato chiaro: la sorveglianza digitale da parte dei big della rete è legale perchè riguarda piattaforme che hanno origine negli Stati Uniti e quindi considerate come continuazioni delle comunicazioni che avvengono nel paese. L’assurda teoria dell’ufficiale britannico è racchiusa in un documento di 48 pagine, redatto come risposta alle diatribe legali tra il governo del Regno Unito, la Privacy International, Liberty, Amnesty International e altre sette gruppi e associazioni in difesa dei diritti civili.
Spie d’Albione
Farr ha ammesso che il governo ha attuato politiche di intercettazione e di raccolta di dati di massa per le attività online degli inglesi, senza alcun permesso. Si tratta di un passo indietro non da poco visto che il governo aveva sempre sostenuto come le intercettazioni fossero avvenute nel rispetto della sezione 8 del “Regulation of Investigatory Powers Act“. Evidentemente non era così.
Pratica illegale
Definendo le piattaforme web spiate come “comunicazioni esterne” del governo degli Stati Uniti, Farr ammette il monitoraggio a scopo di prevenzione, anche in assenza di mandati emessi dai tribunali preposti. Ovviamente c’è chi non la pensa così. James Welch, direttore legale di Liberty ha riferito: “Visto quello che fanno i servizi di sicurezza su internet non rimane più alcun dubbio sul fatto che le leggi sullo spionaggio necessitino di una revisione radicale”.