Storage e personal cloud

Una delle tendenze più interessanti che si riflettono nell’affermazione del cloud, relativamente al comparto pubblico, è il progressivo trasferimento di ingenti quantità di dati nelle nuvole delle internet companies

L’hard disk del proprio computer non sarà  più il luogo dove vengono di preferenza archiviati i contenuti digitali. Secondo quanto previsto da Gartner nel 2016 lo storage che risiederà nel cloud arriverà a rappresentare una quota di circa il 36% dei volume complessivo dei dati. Un valore significativo se si pensa che a fine 2011 la percentuale era del solo 7%.

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Nell’era Post-PC l’utilizzo di dispositivi mobili e la facilità nella creazione di contenuti multimediali, in prima istanza video, accompagnato dalla capacità dei social network di renderli immediatamente disponibili online,  aprirà la strada a quella che già oggi viene definita come l’era della personal cloud, ovvero uno spazio personale virtuale, indipendente e separato dal singolo dispositivo di connessione.

Contenuti, quindi, disaggregati, ospitati su una qualche public cloud. Per dare una più chiara idea di come si tradurrebbe questo cambiamento all’interno delle mura domestiche Gartner afferma che la media di dati per famiglia passerebbe dagli attuali 464 gigabyte a 3,3 terabyte nel 2016.

Vari i metodi attraverso i quali verrà gestita la personal cloud. Tra questi si può ricordare quanto iniziato a sviluppare da Apple con iCloud un servizio di storage online che consente di avere tutti i propri dati e contenuti multimediali sincronizzati automaticamente su tutti i dispostivi Apple, dall’iPhone, all’iPad, all’iMac. Grazie ad iCloud qualsiasi foto, brano musicale che viene caricato su uno dei vari dispositivi è copiato nella propria personal cloud e trasferito su tutti i device che appartengono al singolo utente.

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Il cloud storage è un’opportunità che potrebbe essere colta anche dai fornitori di hard disk tradizionalmente utilizzati nel settore consumer. Servizi di archiviazione online, sempre disponibili, accessibili da qualsiasi tipo di dispostivo. E’ quanto, per esempio, già oggi, ha iniziato a rendere disponibile Iomega.

Insomma, i dati, soprattutto di tipo multimediale, risiederanno in rete, e saranno associati a un servizio – digital library, video library – piuttosto che a un social network. Una trasformazione che pone le aziende di storage di fronte alla sfida di realizzare sistemi sempre più allineati alle tecnologie di virtualizzazione in modo tale da garantire una maggiore efficienza e una ottimizzazione delle risorse complessive di un data center.