Garante: via libera al Redditometro ma con riserva

L’Agenzia delle entrate può cominciare a utilizzare lo strumento di rilevazione del reddito ma ci sono dei paletti da rispettare

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Strada spianata dal Garante della Privacy verso l’adozione del Redditometro, con la specificazione di quello che può essere analizzato per scovare eventuali evasori. Prima di tutto stop alle spese presunte, derivanti dalle analisi Istat. Così non sono più rilevanti, al fine dell’indagine economica, le volte in cui si va in vacanza, le spese per abiti e prodotti tecnologici: per il Garante si tratta di scelte estremamente individuali che non rientrano quindi in tabelle di media, capaci di inquadrare un intero settore.

Niente presunzioni sul consumo

In particolare il Garante ha affermato come ci siano evidenti problemi nella qualità e l’esattezza dei dati estratti dall’Agenzia delle entrate. Questi troppo spesso sono la conseguenza di azioni individuali che non sposano il resto del target di riferimento (ad esempio i giovani dai 20 ai 30 anni, residenti al centro, di sesso maschile). Il Garante spiega di aver “prescritto all’Agenzia delle entrate l’adozione di una serie di misure e accorgimenti per ridurre al minimo i rischi per la privacy delle persone e rendere lo strumento di accertamento più efficace nella lotta all’evasione fiscale”.

Ripensare il metodo

Quindi per verificare se i redditi dichiarati da un contribuente siano coerenti con lo stile di vita personale, l’accertamento si potrà basare solo sui consumi effettivi cui è rimasta traccia. Specifica il Garante che “il reddito del contribuente potrà essere ricostruito utilizzando unicamente spese certe e spese che valorizzano elementi certi (possesso di beni o utilizzo di servizi e relativo mantenimento) senza utilizzare spese presunte basate unicamente sulla media Istat”.

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