Forse Hayek aveva ragione dopo tutto?

Una delle caratteristiche che colpisce di più quando si ha a che fare con i bitcoin è senza dubbio la loro decentralizzazione. Essendo fondato su una rete peer-to-peer, il sistema dei bitcoin non è provvisto di un’autorità centrale che ne regoli il funzionamento. Al contrario, ogni nodo vi contribuisce. Un sistema così concepito, certamente fa storcere il naso a molti, come minimo fa sorgere perplessità. D’altronde, la nostra economia, in particolare il nostro sistema finanziario è altamente regolamentato: una miriade di authorities supervisiona costantemente l’andamento dei mercati, aggiornando costantemente il quadro normativo vigente per stare al passo con l’innovazione finanziaria. L’esigenza di tale intervento pubblico nei mercati è dettato essenzialmente dal loro non essere perfetti: senza adeguate misure, stabilità, efficienza e trasparenza sono esposte ad innumerevoli minacce. Questo discorso è ancora più stringente quando si parla di moneta e valute. Il nostro sistema monetario è basato sulla cosiddetta moneta fiat: di per sé non ha alcun valore, ma è l’autorità dello Stato, o meglio della banca centrale che la emette a garantirne lo status di moneta legale. In siffatto scenario, entrano i bitcoin, una valuta digitale, senza banca centrale, il cui valore dipende essenzialmente dalla fiducia che i suoi utenti ripongono in essa. Pertanto, i bitcoin sono una valuta denazionalizzata.

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Sebbene sembri un concetto alquanto nuovo, ad esser precisi, uno dei primi a parlare di moneta denazionalizzata è stato F.A. Hayek, nel suo lavoro del 1976, “La Denazionalizzazione della moneta”. Il famoso economista era da anni alla ricerca di una soluzione al problema più grande e al tempo stesso più semplice che affligge la teoria monetaria e la nostra economia: fermare l’inflazione. Secondo lui, l’ingerenza del governo e delle banche centrali nel gestire la politica monetaria, soprattutto attraverso le manovre espansive, è la causa di tutti i mali: non fa altro che generare inflazione e dare falsi segnali all’economia, che puntualmente, evolvono in crisi e recessioni. Detto ciò, la soluzione non può essere che una: privare i governi e le banche centrali del monopolio sull’emissione e la gestione della moneta, permettendo in ogni Paese la coesistenza di valute diverse, anche emesse da privati. In questo modo, i vari enti emittenti sono costretti a garantire stabilità nella propria valuta, se non vogliono essere eliminati dalla competizione: gli utenti infatti sono liberi di adottare la valuta che reputano migliore. Tale competizione, alla fine, lascerà in gioco solo le valute più stabili, con la minore inflazione possibile, ponendo fine al sistema inflazionistico alimentato dalle banche centrali.

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Tutto ciò venne proposto nel 1976 (tra l’altro come alternativa alla creazione di una valuta unica europea!). Ora, nel 2014, ci sono i bitcoin, una valuta privata e decentralizzata, che sta iniziando a competere con le monete tradizionali. Che fosse la soluzione in cui Hayek sperava? Soprattutto, è la “giusta” soluzione? Ai posteri l’ardua sentenza, tuttavia questo è senza dubbio un nuovo punto di vista sotto cui analizzare il fenomeno. Del resto, la recente crisi finanziaria ha messo in luce le forti debolezze del nostro sistema finanziario, otre che alle enormi difficoltà che le banche centrali hanno avuto nell’affrontare gli effetti del crollo dei mercati.

Chissà, forse Hayek aveva ragione dopo tutto?

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Articolo a cura di Discover Bitcoin – Università LUISS Guido Carli