A cura di Craig Labovitz
L’ultimo commento rilasciato nel blog nel quale evidenziavo la rapidissima crescita di Google ha suscitato un accenno di discussione in merito allo stesso Google e ai suoi concorrenti. Nello specifico, un articolo di Wired intitolato “Google’s Traffic Is Giant” suggerisce come l’infrastruttura di Google dovrebbe “mettere in allerta gli ISP” e i distributori di contenuti di tutto il globo (ad esempio le CDN – reti per la distribuzione di contenuti – come Akamai e Limelight). Come se non bastasse, un lettore allarmato di Wired ha espresso tutta la sua preoccupazione informando che avrebbe al più presto venduto tutte le sue azioni Akamai.
Google sta registrando una crescita destinata a raggiungere il 10% di tutto il traffico Internet; riuscirà quindi il gigante dei motori di ricerca a schiacciare i concorrenti come un rullo compressore multi-terabit?
O forse finirà l’appeal dei video con i gattini, con milioni di utenti pronti a schiacciare YouTube sotto i loro trattori virtuali per dedicarsi alle loro fattorie e ai loro social network su Facebook?
O ancora, sarà forse lo stretto legame del sistema operativo desktop di Microsoft con il suo Cloud Azure e il Pink Phone a costituire un blocco competitivo impenetrabile sia sul piano enterprise che su quello consumer?
Non ne ho la più pallida idea.
Viste le mie precedenti previsioni per il mercato (”Il titolo Google non supererà mai i 200 dollari!”), non cercherò di anticipare i vincitori e i vinti dell’attuale battaglia fra super-giganti.
Ciò di cui sono certo è che il futuro di Internet viene deciso oggi dai miliardi di dollari di investimenti compiuti nei data center, nelle infrastrutture di dorsali e nelle alleanze/contratti con altri proprietari di contenuti e provider dell’ultimo miglio. Le strategie messe in atto dagli iper-giganti si stanno sempre più mescolando con progetti di investimenti infrastrutturali analoghi, vedendo i giganti sfidarsi su aspetti quali i contenuti, la capacità (bandwidth, storage, potenza di calcolo), i costi e le performance. In altre parole, Google non è il solo ad avere grandi ambizioni in quanto a infrastruttura. Nei prossimi post mi soffermerò su alcuni di questi iper-giganti per aiutare a dare un contesto a tutto ciò.
Il grafico sottostante mostra i dati di mercato e le statistiche riguardanti il traffico e il routing Internet per quanto concerne Google (Alexa #1), Facebook (Alexa #2) e Microsoft (Alexa #5). [Senza che vi dobbiate collegare al sito di Alexa, Yahoo è terzo e YouTube di Google è quarto]. Nella lista qui sotto ho incluso anche Akamai ― uno dei maggiori provider di infrastrutture Internet non conosciuto però dalla maggior parte dei consumatori.
* Non comprende il traffico imputabile a Google Global Cache (GCC)
** Non comprende il traffico CDN (p. es. Microsoft ricorre ad Akamai e Limelight per porzioni significative del suo traffico)
***Comprende solo la parte interdominio del traffico Akamai (una piccola frazione del volume di cache intradominio complessivo di Akamai)
Tutti i dati rappresentano la percentuale media ponderata di tutto il traffico Internet interdominio usando statistiche di traffico coarse-grained anonime fornite da 110 Internet provider di tutto il mondo.
Nato, come è risaputo, in una stanza del dormitorio dell’Università di Harvard nel 2005, Facebook è cresciuto sensibilmente andando ben oltre le sue radici nella Ivy League per diventare il punto di incontro quotidiano su Internet per centinaia di milioni di utenti. L’evoluzione di Facebook ha interessato anche i suoi contenuti, i quali sono passati da brevi messaggi di testo a migliaia di applicazioni e giochi, e a petabyte di foto e video.
E a parecchio traffico Internet.
Il grafico che segue mostra Facebook in termini di percentuale media ponderata del traffico interdominio complessivo. Come nel caso dei blog precedenti, la stima è basata sui dati statistici anonimi forniti da 110 provider. Ho incluso anche il traffico di MySpace come punto di riferimento.
Fra i mesi di marzo 2007 e aprile 2010, la crescita di Facebook è passata da zero a più dello 0,5% di tutto il traffico globale di Internet ― ben posizionando questo sito di social media fra i primi 50 super-giganti di Internet. Da evidenziare che queste percentuali non tengono conto dei grandi volumi del traffico CDN di Facebook.
Dati i costi e il tempo necessari per la costruzione di nuovi datacenter Internet (500 milioni di dollari e anche più), molte delle società che distribuiscono contenuti Internet sono nate usando ambienti in co-location come Twitter o spazi affittati all’ingrosso come Facebook. Tante altre nuove aziende Internet, Facebook incluso, hanno mosso i primi passi facendo leva su infrastrutture di distribuzione di terze parti come LimeLight o Akamai (oggi la principale rete CDN usata da Facebook).
Alla luce dell’aumento della domanda di risorse di calcolo, storage e distribuzione, anche le minime differenze nelle spese fisse e in quelle operative possono trasformarsi in importanti elementi differenzianti sul piano della competitività su scala Internet (questa presentazione tenutasi a NANOG 2008 fornisce una valida panoramica delle pressioni relative ai prezzi prodotte su datacenter/colo). Facebook ha superato quota 30.000 server, a confermare la sua strategia finalizzata a basarsi sempre di più su un’infrastruttura proprietaria. A inizio anno Facebook ha iniziato la costruzione del suo primo datacenter con l’obiettivo di favorire “un’esperienza sostanzialmente più rapida e affidabile a livello globale”. Si vocifera poi che Facebook abbia anche intenzione di implementare altri quattro mega data center Internet.
Come Google, anche Facebook ha fortemente sostenuto il peering diretto con reti ultimo miglio/consumer. Stando ai dati aggiornati al mese di marzo 2010, Facebook utilizza il peering diretto per oltre il 25% del suo traffico (con un sensibile aumento rispetto al 5% del 2009). Analogamente agli altri iper-giganti ricchi di contenuti, Facebook offre una policy di peering liberale con una presenza presso oltre 15 punti di interscambio pubblici.
Per concludere, anche se Facebook forse non detiene ancora la medesima presenza infrastrutturale che invece è propria di Google o degli altri super-giganti, resta il fatto che i giochi sono ancora aperti; facendo infatti leva su data center di massa, CDN di terze parti e numerose partnership e alleanze, Facebook ha ancora tutte le possibilità di superare i concorrenti adottando un modello social media basato su piattaforma applicativa. Proprio in marzo Facebook ha riferito di aver superato Google in termini di numero di visite al proprio sito.
Tratto dal blog di Craig Labovitz, la invitiamo a visitare il seguente link: http://asert.arbornetworks.com/2010/04/the-battle-of-the-hyper-giants-part-i-2/