Cina e Nato, complotti ai tempi di Facebook

Un falso profilo sul social network mette in allerta le autorità dietro l’ombra di hacker cinesi

Altro che scherzo, qui si rischia la pena capitale. Una vera e propria truffa è stata messa in atto contro militari e funzionari governativi che per molto tempo credevano di chiedere l’amicizia all’ammiraglio statunitense James Stavridis, Comandante Supremo della Nato e principale direttore della missione in Libia.

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Alla fine del 2011 alcuni alti ufficiali britannici, funzionari del Ministero della Difesa e altri addetti governativi sono diventati amici su Facebook di Stavridis, ignari del fatto che il diretto interessato non avesse mai creato un profilo sul social network. Così negli ultimi mesi ci sarebbe potuto essere uno scambio di informazioni, anche personali, tra il falso Comandante e tutta la schiera di amici, in gran parte colleghi in forza a istituzioni governative e militari. A questo punto la paura è che gli amici abbiano fatto confidenze su missioni e progetti interni al falso Stavridis che peraltro, secondo loro, ne era già a conoscenza. La Nato non ha mai fatto i nomi dei sospettati della frode informatica ma ci sono forti sospetti su alcuni hacker provenienti dalla Cina. L’unico consiglio dell’organizzazione è stato quello di suggerire alle alte cariche militari e governative di aprire le proprie pagine Facebook così da evitare simili incidenti in futuro.

Secondo alcuni siti il trucchetto avrebbe permesso alle spie cinesi di entrare in possesso della posta elettronica personale del Comandante e delle informazioni di contatto di alcuni funzionari che avevano chiesto l’amicizia a Stadvridis. Un portavoce del Quartier Generale Supremo delle Forze Alleate in Europa ha sottolineato che non si tratta del primo caso di frode informatica su Facebook. Secondo la Nato i profili falsi non sono considerati spionaggio perché le discussioni e i post riguardano argomenti non classificati come segreti. In ogni caso l’imbarazzo per gli amici deve essere tanto perché non è detto che non abbiano rivelato segreti personali che potrebbero essere oggetto di ricatti ed estorsioni.

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Il dubbio è che gli hacker non abbiano agito da soli e per puro divertimento. Potrebbero esserci ben altri scopi e addirittura pilotati dal governo cinese, almeno secondo il parere di alcune testate internazionali tra cui il Sunday Telegraph. Secondo molti le autorità cinesi agiscono già da tempo per capire le prossime mosse dei governi internazionali così da arrivare prima e meglio sugli obiettivi. Non si tratta sempre di argomenti di interesse militare ma anche economico e commerciale così da carpire trucchi e segreti dell’Occidente e modellarli su stili e modelli nazionali.