Secondo Sophos, solo una radicale riscrittura e semplificazione delle impostazioni sulla privacy potrà consentire al social network di riconquistare la fiducia dei suoi membri
Nonostante le recenti modifiche introdotte da Facebook in materia di gestione dei dati sensibili, Zuckerberg e soci sono sempre nell’occhio del ciclone: il pomo della discordia è ancora il meccanismo del silenzio assenso (opt-out in inglese) adottato dai gestori del social network nella condivisione delle informazioni personali degli utenti.
In un recente sondaggio condotto da Sophos, società leader a livello mondiale nel settore della sicurezza informatica, una bocciatura pressoché unanime è stata espressa dai 605 soggetti intervistati: circa il 93% preferirebbe infatti un approccio diametralmente opposto, opt-in, in base al quale le informazioni personali verrebbero condivise solo a seguito di un’esplicita autorizzazione da parte dell’utente.
In risposta alle sempre più aspre critiche ricevute dalla comunità informatica e alla crescente pressione dell’opinione pubblica, nei giorni scorsi Facebook ha semplificato le impostazioni sulla privacy, che ora consentono di stabilire chi può accedere alla propria pagina personale e a quelle dei propri amici.
Ma le garanzie a tutela dei dati personali degli utenti sono ancora ben lontane dal convincere i più scettici. Posti di fronte alla possibilità di scegliere tra approccio opt-in e opt-out, gli intervistati si sono infatti schierati in massa contro il meccanismo del silenzio assenso.
Questi nel dettaglio i risultati del sondaggio:
– Preferirei un approccio opt-in: 93.2%
– Sono soddisfatto dell’approccio opt-out: 6.8%
“I recenti aggiornamenti introdotti da Facebook nelle impostazioni sulla privacy sono un segnale positivo perché regolamentano l’accesso da parte di estranei alle nostre informazioni personali, semplificando quello che fino a pochi giorni fa era un groviglio di opzioni pressoché inestricabile”, è il giudizio di Graham Cluley, senior technology consultant di Sophos. “Ma il nocciolo della questione è un altro.
I gestori del social network sostengono che gli utenti siano tendenzialmente favorevoli alla condivisione delle informazioni: allora perché non adottare un approccio più semplice e trasparente, dando ad ognuno la possibilità di esprimere la propria preferenza?
La triste verità è che le scelte di Zuckerberg e soci in materia di privacy sono dettate più da motivazioni economiche che dal desiderio di tutelare i propri utenti. Facebook è una nazione virtuale che conta oltre 500 milioni di persone: è tempo che il governo di questo enorme paese affronti seriamente la delicata questione del trattamento dei dati personali dei propri cittadini”.