Lo scenario economico interno fortemente indebolito (PIL 2013 atteso a -1,8%) continua a impattare negativamente sui mancati pagamenti delle imprese italiane
I mancati pagamenti delle imprese italiane nei primi nove mesi del 2013 segnano, rispetto allo stesso periodo del 2012, un calo sul fronte della frequenza sia sul mercato nazionale (-13%) sia nel settore dell’export (-17%). L’indicatore della severità (+14%) registra un deciso incremento in Italia, mentre, sui mercati esteri si contrae (-11%). Il comparto più colpito è quello delle Commodities (+59% rispetto a dicembre 2007), in particolare il settore petrolifero. Oltre alla riduzione dei consumi, il settore soffre l’eccesso di produzione e l’elevata volatilità dei prezzi.
Segnali di parziale ripresa rispetto ai livelli pre-crisi in termini di riduzione dei mancati pagamenti emergono dal:
• Tessile (-32% rispetto ai livelli pre-crisi), guidato dalle eccellenze del calzaturiero e della pelletteria destinate ai mercati degli “emergenti”,
• Food (- 24% rispetto ai livelli pre-crisi) che ha saputo razionalizzare la distribuzione all’ingrosso migliorando la gestione dei flussi finanziari e d
• Automotive (-22% rispetto ai livelli pre-crisi), dove la filiera della componentistica si caratterizza per innovazione e competitività a livello internazionale.
Michele Pignotti, Capo della Regione Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa di Euler Hermes afferma: “Il rallentamento del numero degli insoluti tra le imprese è sintomo ormai che <l’effetto scrematura> tra le aziende meno solide finanziariamente è terminato, mentre, la crescita degli importi medi è lo specchio di una realtà fortemente deteriorata che non risparmia nemmeno le aziende più strutturate in termini di risk management”. La mancata onorabilità dei debiti è poi ancora fortemente condizionata dai tempi di pagamento delle fatture tra imprese private, che supera ampiamente i 100 giorni in Italia. “Un miglioramento delle abitudini di pagamento, insieme alla ripartenza dell’economia nazionale potranno rappresentare nel 2014 quella giusta miscela per ridurre i rischi d’insolvenza commerciale tra le imprese” – conclude Pignotti.
Il Report sui Mancati Pagamenti è una ricerca trimestrale sugli andamenti dei pagamenti delle imprese italiane. Un’attenta analisi condotta su ogni singola Regione, comprensiva di un approfondimento per i diversi settori merceologici che ha come base il monitoraggio giornaliero dei pagamenti tratto dalla banca dati Euler Hermes Italia, costituito da circa 450.000 aziende.
Lo scenario economico italiano
L’Italia si appresta a chiudere il 2013 registrando la seconda recessione consecutiva (PIL -1,8%) ma un percorso di stabilizzazione graduale sembra già avviato. A partire dal secondo semestre 2013 il miglioramento del clima di fiducia da parte delle imprese consentirà un lieve recupero, che dovrebbe permettere al PIL di crescere del +0,3% nel 2014, grazie al positivo contributo della bilancia commerciale e a una contrazione più moderata della domanda interna. Tuttavia, quest’ultima è destinata a rimanere un peso per l’economia, a causa della spesa dei consumatori ancora con segno negativo, dovuta principalmente a un alto tasso di disoccupazione e al deterioramento del potere d’acquisto. Si aggiunge, inoltre, una contrazione degli investimenti causata dalla mancanza di credito e da una domanda debole.
“Nel breve termine – afferma Andrea Pignagnoli, analista economico di Euler Hermes Italia – l’economia resterà vulnerabile ai cambiamenti di umore degli investitori a causa dell’eccessivo stock di debito e ai rischi legati alla fragile coalizione di Governo. Nel medio termine l’Italia avrà bisogno di proseguire l’attuazione delle riforme strutturali, al fine di ridurre gli squilibri con i principali competitor internazionali. L’adeguamento del costo del lavoro, ancora insufficiente se paragonato agli sforzi fatti in Spagna e Portogallo, rappresenta un punto di partenza per recuperare la competitività sui mercati internazionali”, conclude Pignagnoli.
I mancati pagamenti delle imprese
I livelli di rischiosità delle transazioni commerciali nel mercato interno saranno ancora molto elevati per tutto il 2013 nella maggior parte dei settori del “made in Italy”. Entrando nel dettaglio settoriale, soffrono le Commodities che sono sopra i livelli pre-crisi del 2007 e sopra al picco della crisi registrato nel giugno del 2009, in termini di numerosità dei debiti non onorati (rispettivamente +59% e +47%), con in primis il comparto dell’energia e dei carburanti, fortemente caratterizzato da una bassa marginalità e da un’elevata necessità di circolante. Segnali di parziale ripresa dal Tessile, dove alcuni distretti hanno saputo collocarsi sulla fascia alta, crescendo al di fuori dell’Europa. Indicatori in miglioramento sul mercato interno anche per il Food, la Carta e l’Automotive.
“Il Food, – dichiara Massimo Reale, Direttore Fidi Euler Hermes Italia – si conferma il settore anticiclico per definizione e uno dei motori trainanti del made in Italy mostrando segnali di miglioramento nelle dinamiche di pagamento. Contribuiscono positivamente al trend del settore una gestione di cassa più oculata (1°semestre 2013) dovuta anche all’implementazione della legge 62 sui tempi di pagamento, e una maggiore razionalizzazione delle reti distributive (in particolare GDO e commercio all’ingrosso)”.
“Per il cartario – prosegue Reale – le buone performance sono confermate dal tissue grazie al volano dell’export e dalle carte speciali di cui l’Italia mantiene importanti nicchie produttive; nell’automotive, nonostante la crisi delle immatricolazioni, resiste stabilmente il mercato degli OEM (Original Equipment Manufacturer) e della ricambistica per il comparto auto”.
Sul fronte regionale, a settembre 2013 rispetto ai livelli del 2007, quattordici Regioni sono al di sotto nella numerosità dei mancati pagamenti. Preoccupa, invece, la “severità” che a settembre, rispetto allo stesso periodo del 2012, nel Lazio è raddoppiata a causa delle difficoltà del comparto servizi e di quello delle costruzioni, mentre, in Friuli e in Umbria l’incremento supera il 50% e in Lombardia, motore economico dell’Italia, tocca il +19%.