La SIAE ha inviato una lettera al ministro della Cultura Dario Franceschini per chiedere un adeguamento dell’equo compenso. Altroconsumo ribadisce che la tassa sull’hitech è ingiusta
Il nuovo ministro della Cultura Dario Franceschini è stato interpellato in merito alla diatriba sull’equo compenso, la tassa sulla tecnologia per la riproduzione multimediale nata per risarcire gli autori dalla pirateria. La SIAE ha inviato una petizione al ministro firmata da 500 artisti di diversi ambiti per chiedere “l’adeguamento dell’equo compenso per copia privata e che le nuove tariffe siano in linea con quei Paesi europei, come Francia e Germania, che hanno attuato in questi anni politiche serie di sostegno e tutela della cultura nel pieno rispetto dello sviluppo tecnologico”.
La risposta di Altroconsumo
Altroconsumo, associazione che tutela i diritti consumatori, ha nuovamente sottolineato come ritenga l’equo compenso una tassa ingiusta. “Chi acquista musica e film legalmente da piattaforme online, paga già i diritti d’autore per poterne fruire e fare copie su un certo numero di supporti sulla base di una licenza”, ha spiegato Marco Pierani, responsabile relazioni istituzionali di Altroconsumo. “A fronte dei 500 illustri autori e artisti – ha aggiunto Pierani – noi abbiamo raccolto oltre 14mila firme di persone “comuni” che hanno supportato la nostra petizione”.
Equo compenso, a che punto siamo?
Attualmente l’equo compenso è in una fase di ibernazione. L’ex ministro della cultura, Massimo Bray, si era preso una pausa di riflessione a gennaio per decidere sulla questione. Il Corriere della Sera afferma che prima delle dimissioni del premier Letta, Bray avrebbe ritoccato al ribasso le cifre sull’equo compenso pubblicate dallo stesso quotidiano milanese. La nuova tabella sarebbe così composta:
smartphone | 4 euro |
tablet | 3,80 euro |
PC | 4,20 euro |
TV con sistema di registrazione | 3 euro |
Cellulare senza memoria | 0,50 euro |