Psichedelici, proiettati nel futuro e visionari, specialmente con il nuovo disco “Ice on the dune”: questi sono gli australiani Empire of the Sun, che forse con un inaspettato guizzo ‘vintage’ affermano di amare gli album e i cd. Secondo loro, come formato musicale, non scompariranno
«Gli album non si possono spezzettare, per questo farli ha ancora un senso»
Il loro nuovissimo disco “Ice on the dune”, in uscita il 25 giugno, è un racconto futurista e visionario. Siamo 1000 anni avanti nel futuro; un imperatore e un profeta sono impegnati a mantenere puro il mondo. Il re delle ombre è il cattivo di turno. Insomma, gli Empire of the Sun sono immagine, musica, storie. Elettronica, synth e originalità scorrono nelle loro vene. I loro concerti sono un concentrato di creatività ed effetti speciali sbalorditivi, eppure, nonostante questo, Luke Steele e Nick Littlemore hanno qualcosa da dirci a proposito dei cari, vecchi (quasi estinti?) album.
Data Manager: “Walking on a dream”, il vostro primo album, è del 2008: siete tornati dopo parecchio tempo.
Eots: E’ vero, perché è cambiato il nostro approccio alla musica. Allora il disco è nato inseguendo i nostri sogni, stavolta è stato necessario lavorarci con un’attitudine diversa, perché i nostri fan non meritano niente meno del meglio. Abbiamo dovuto tirare fuori quello che avevamo dentro affidandoci completamente l’uno all’altro: il primo disco, invece, è semplicemente… successo. La sua nascita è stata un ‘bang’, ed era lì. Questa volta lo abbiamo tirato fuori lavorandoci insieme, seguendo una visione: siamo diventati più esperti, dal 2008.
Tra mitologia e futuro, quanto vi sentite narratori di storie?
C’è una visione, un racconto dietro le canzoni che ci piace raccontare. In questo disco c’è una storia epica, che affonda le sue radici nell’Età del sogno, mitica era della creazione secondo la mitologia aborigena australiana (il duo è di Sidney, nda). Abbiamo raccontato un viaggio epico che è partito dai nostri cuori per arrivare al pubblico, per regalare positività a chi lo ascolta.
I vostri originali video hanno totalizzato più di 40 milioni di visualizzazioni su You Tube. Il pubblico ha molti modi per ascoltare musica e scoprire i cantanti, a partire dallo streaming e dal download (legale). Che senso ha per voi, così proiettati nel futuro, pubblicare oggi un album su cd?
Il senso c’era ieri come c’è oggi. Semplicemente, a noi piace lavorare sugli album come idea in sé. C’è un lavoro complesso dietro che deve essere ascoltato nella sua interezza, quindi a questo scopo va bene anche il cd. Gli album non si possono dividere in piccole parti o in pillole, per poterne osservare tutti i colori e apprezzare l’ampiezza della storia. Ascoltare un disco è come guardare un quadro. Chi fa musica è come un pittore, ha una visione che trasforma in qualcosa che il pubblico deve ‘vedere’ in tutte le sue sfumature.
Quindi gli album, intesi come insieme di canzoni ma anche come cd, avranno un futuro?
Secondo noi sì, la cosa ha un senso. Noi abbiamo imparato moltissimo da dischi del passato che esprimono il loro vero significato se ascoltati nella loro complessità. Questi dischi non perderanno mai il loro valore, e anche in futuro verranno degli album che insegneranno molte cose a chi li ascolterà canzone dopo canzone.
Qual è lo scopo della vostra musica?
Non scrivere canzoni superficiali, e dare positività alle persone.
Parliamo dei vostri live, ricchi di immagini, colori, idee ed effetti speciali davvero coinvolgenti. Avete in programma dei concerti?
Sì, ma per ora sono solo in Australia e in America. Speriamo di allargare il giro!
L’immagine, sia nei live sia nei video (gli Eots sono famosi per i costumi, gli effetti e la forza espressiva dei loro clip, nda), sembra contare molto per voi…
Conta di più la musica. Abbiamo fatto entrambi studi di graphic design e indubbiamente questo ci influenza, come ci influenza fare surf, la California, l’Australia, la natura, il sole, ma anche pittori e scrittori. La musica sembra impalpabile, ma c’è tanta vita dietro le note.
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