Dopo il braccialetto salva cuore e quello che ti avverte se hai preso troppo sole, arriva un altro miracoloso dispositivo: all’apparenza sembra una semplice chiavetta Usb, in realtà questo braccialetto è un sistema salva-vita che agisce con la massima efficacia in tempi brevissimi.
Preso in prestito dalla Formula 1, dove viene già utilizzato, in occasione della giornata mondiale dell’Emofilia si è annuciato il suo impiego anche su pazienti affetti da questa malattia, come spiegato nel covegno organizzato da Fedemo (Federazione delle Associazioni degli emofilici) a Roma il 10 aprile.
Il tempo considerato prezioso per salvare la vita dopo un incidente è il cosiddetto “golden hour”, ovvero i 60 minuti successivi durante i quali spesso chi presta soccorso è impegnato cercare di reperire tutte le informazioni necessarie sulla persona in pericolo di vita, come gruppo sanguigno, eventuali allergie a farmaci, patologie di cui potrebbe soffrire.
Grazie a questo speciale braccialetto l’identikit medico dell’infortunato sarà integralmente contenuto nella sua memoria, prontamente consultabile grazie ad uno smartphone o un tablet.
Dalla Formula 1 agli emofilici
Sameda Life Local Informed for Emergency è il nome del progetto, realizzato in collaborazione con l’ex pilota di Formula 1 Ivan Capelli; il dispositivo viene già impiegato in forma di pendaglio dai meccanici della scuderia della Toro Rosso, mentre come braccialetto è in uso in cinque campionati automobilistici italiani, tra cui quello di Gran Turismo.
Da questo momento il progetto verrà introdotto anche in alcuni centri per l’emofilia, che potranno distribuirlo in regalo a circa 9mila persone affette da emofilia e malattie emorragiche congenite residenti in Italia.
Da tempo la ricerca italiana nell’ambito di questa patologia si è dimostrata eccellente e di questo si è discusso ampiamente anche durante il convegno. Per fare alcuni esempi, nel 2012 l’Italia ha prodotto il 3,8% delle pubblicazioni scientifiche mondiali e ha generato il 6% delle citazioni, con una produzione 6 volte superiore alla media mondiale.
Anche in ambito sperimentale gli studiosi italiani stanno portando avanti sperimentazioni d’avanguardia: è in partenza un trial, portato avanti da Policlinico di Milano e Ospedale San Raffaele, che valuterà l’efficacia della terapia genica nel trattamento dell’emofilia; il test prevede l’iniezione nelle cellule di geni “corretti”, mediante virus resi inoffensivi, per ripristinare la produzione normale dei fattori di coagulazione nei pazienti.