Toccata e…schedata!
Gli schermi tattili – meglio conosciuti con il termine inglese di touchscreen – ovvero quei monitor in cui l’utente interagisce con le dita, sono una realtà da parecchi anni, ma la loro espansione ha avuto un’accelerazione esponenziale negli ultimi anni, in particolare grazie alla grande diffusione degli smartphone e dei tablet. Ma se ci pensate bene sono molte le situazioni in cui li adoperiamo al di fuori di questi ambiti, e anche da molto, basti pensare ad esemplio al bancomat, ai pagamenti automatici, alle stazioni informative presenti in stazioni e aeroporti, fino a giungere nelle nostre case dove tanti elettrodomestici dispongono di touchscreen e vengono utilizzati da tutti, anche da coloro che di tecnologia e di informatica non ne masticano affatto.
E’ impossibile contare quanti sono stati i touchscreen venduti nel mondo – innumerevoli – ma si può dire che sono state molte le tecnologie sviluppate e adoperate: dalle iniziali tecniche a infrarossi o sensori magnetici, a quelle più attuali di tipo resistivo e capacitivo che hanno raggiunti traguardi inaspettati. Risultati inattesi e anche sorprendenti, come l’ultimissima novità appresa proprio oggi, sviluppata nell’università cinese di Shangai da un team di ricercatori coordinati dal professor Yù Si yuè che, partendo da una ricerca che dimostrava che in un tochscreen ci sono 18 volte più batteri di quelli che ci sono su una maniglia di una porta di un bagno pubblico – ovvero numericamente 25.127 germi per pollice quadrato! – ha cercato di trovare una soluzione al problema e, come spesso accade, cercando una cosa ne ha trovata un’altra, ovvero la possibilità di utilizzare un particolare polimero, il polifenilenossido ichthýs, sensibile ai residui organici rilasciati (sudore, piccolissime porzioni di pelle) e in grado, attraverso un catalizzatore reso non pubblico dall’insigne professore, di avere la possibilità immediata di disporre di dati quali DNA o stato fisico istantaneo della persona (pressione, battito cardiaco).
La cosa ancor più stupefacente è che questa scoperta è già industrializzata da alcune grosse case produttrici, ovvero – senza saperlo – molti di noi hanno già per le mani (o meglio dire per le dita) tutto ciò! Basta una semplice app per attivarla. Già ci sono moltissimi timori su quanto potrebbe essere “delicato” in termini di privacy, quasi peggio del leggendario progetto Echelon che si mormori intercetti tutte le nostre comunicazioni. Ma questo è un altro discorso.
Sappiate comunque che Data Manager vi permetterà di scaricare – primi in Europa – l’App relativa.
L’appuntamento è per martedì 3 Aprile, vi aspettiamo! E, come al solito, anzi più del solito, meditiamo, gente, meditiamo 🙂