Dirigenti e quadri in Italia, dal grande freddo alla grande bellezza: è possibile la ripartenza

Se ne parla a Milano il prossimo 17 marzo, presso Blend Tower, a partire dalle ore 18.00

I manager italiani sono in crisi. I recenti dati (febbraio 2014) dell’indagine ALDAI-Federmanager-Gidp parlano di oltre 900mila dirigenti e quadri licenziati in Italia negli ultimi 3 anni (-54% nel periodo gennaio 2011-giugno 2013, e maggior riduzione percentuale del continente), con il Paese che è fanalino di coda in Europa anche nella percentuale di manager sul numero complessivo della forza lavoro occupata: 3,5%, rispetto al 4,7% della Francia, al 10,8% della Germania e al 5,8% della media europea. Certo, il taglio dimensionale delle imprese italiane aiuta a comprendere in parte il fenomeno, ma allo stesso tempo, con questi numeri, il motore delle imprese italiane e il Sistema Paese nel suo complesso rischiano di “incepparsi” drammaticamente e l’economia non ripartire.

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ISTUD, la più antica Business School indipendente italiana che ha tra i suoi Soci Assolombarda e una serie di primarie aziende nazionali di tutti i settori, a partire da questo quadro,  ha voluto organizzare un momento di riflessione e di dibattito sul tema, arricchendo i dati anche con i risultati di una instant survey on line svolta tra il 15 febbraio e il 10 marzo che potesse contribuire a leggere il termometro sui manager, in questo 2014 da poco iniziato. Un questionario online è stato diffuso tra quadri e dirigenti di tutte le funzioni e settori, con una leggera prevalenza dei manager della grande e media impresa (54% dei rispondenti). Hanno risposto in 300.

Quali i risultati? Il disagio tra i manager – dentro e fuori all’azienda – viene confermato dalla survey ISTUD: il 26% degli intervistati lamenta la difficoltà ad intraprendere nuove attività lavorative, il 17% non riesce a mantenere un atteggiamento lucido ed equilibrato di fronte alle incertezze dell’attuale contesto e il 23% fa fatica a bilanciare lavoro e vita privata. Fatica, anche nel rimanere “centrati” e presenti di fronte a richieste e pressioni di capi, colleghi e collaboratori (17% dei rispondenti). Queste risposte sembrano proprio confermare come la situazione economica degli ultimi anni – che ha portato a riduzione di risorse, caduta di domanda sul mercato interno, difficoltà nei finanziamenti alle imprese e nei pagamenti, solo per citare alcune delle variabili maggiormente influenzate dalla crisi – abbia inciso profondamente sul sistema produttivo e ancora di più sul ruolo complessivo del manager nelle organizzazioni: un ruolo sotto attacco da più parti e soggetto a forti condizioni di stress.

In un quadro macro dove aumentano i licenziamenti, dove regnano ambiguità, incertezza e rischio sotto le spinte della globalizzazione e dell’innovazione continua a livello di tecnologia e di processi, cresce la competizione all’interno della forza lavoro, anche e soprattutto ai livelli più qualificati. Apprendimento continuo, capacità critica e lettura sistemica dei fenomeni, flessibilità e formazione possono diventare una chiave di volta per i manager per reagire positivamente e proattivamente e scoprire anche nella crisi opportunità e nuovi punti di vista.

“L’individuo è chiamato ad assumere la guida della continua costruzione della propria crescita personale e professionale”, afferma Maria Rita Fiasco, Responsabile Executive Development Programme ISTUD; “si tratta di investire in un continuo riallineamento tra il proprio bagaglio di sapere e saper fare,  i risultati da raggiungere, e le esigenze di un mondo in continua trasformazione, imparando a valorizzare e sviluppare le proprie competenze”, continua Maria Rita Fiasco.

I manager sembrano avere acquisito in parte questa consapevolezza. Dalla survey emerge come il 53% del campione rifletta in modo sistematico sulle proprie competenze e capacità in azienda, e solo il 7% del totale – anche in un momento difficile per le organizzazioni, dove massima è la tensione al conseguimento dei risultati e difficile è staccarsi dal proprio lavoro quotidiano – non abbia effettuato alcuna attività specifica di aggiornamento professionale o formazione negli ultimi 12 mesi. Per quanto concerne le fonti per l’aggiornamento continuo prevale un approccio più classico, con formazione d’aula (20%) e formazione sul campo con capi/colleghi (21%), ma si affacciano anche altre modalità e canali (blog, siti specializzati, social network, corsi on line). Dirigenti e quadri sono anche disposti ad aprire il proprio portafoglio, e ad investire risorse economiche personali (oltre l’80% del campione) per la  formazione, vista in questo senso come un reale investimento in termini di carriera e crescita.

E pur nella crisi, sembra affermarsi una relativa fiducia verso la ripresa, forse anche sotto la spinta di alcuni indicatori macroeconomici in leggera crescita nell’ultimo trimestre, primo fra tutti il PIL, che fanno intravvedere l’uscita dalla recessione. C’è fiducia tra i manager italiani nelle proprie competenze e capacità per riuscire ad incidere con efficacia nell’attuale contesto di business, con quasi il 60% dei rispondenti che le ritiene “molto” o “del tutto” adeguate. Agilità strategica (10%), motivazione dei collaboratori (8%), gestione dell’incertezza (8%), sono identificate come le capacità chiave su cui investire in ambito manageriale per la ripartenza.

I risultati della Survey saranno commentati a Milano, il prossimo 17 marzo, presso Blend Tower Business Center (Piazza IV Novembre 7) a partire dalle ore 18.00. Interverranno: Maria Rita Fiasco, Responsabile Executive Development Programme ISTUD, Sonia Claudia Lepore,  Coach e Docente ISTUD, Paolo Teoducci, Communication, Events and Sport Marketing Telecom Italia.

 

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