Dell compra se stessa (con un piccolo aiuto di Microsoft)

Imbarazzante il modo in cui diversi giornali generalisti e l’inevitabile strascico di “specializzati” poco inclini al fact checking, hanno presentato in Italia la decisione di Dell Computer di riacquistare se stessa in borsa con il sostegno diretto di una società di private equity – Silver Lakes (partecipazioni in Zynga, Sabre, Groupon e molte altre) – e il contributo di investitori interessati come Microsoft

Quella che tecnicamente è una operazione di leveraged buyout, cioè di acquisto di azioni con capitali propri ma sfruttando soprattutto la leva di un prestito esterno, è misteriosamente diventata, fin dal pomeriggio di ieri, 5 febbraio, una azienda (Dell) acquisita da un’altra (Microsoft) per la principesca somma di 24,4 miliardi di dollari.

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Niente di tutto questo.

La verità è che 25 anni dopo essersi quotato in borsa (allora il prezzo di Ipo fu di 30 milioni) ed essere diventato negli anni 90 un “wunderkind”, un bambino prodigio del personal computer, accumulando una ricchezza personale stimata in 16 miliardi di dollari, Michael Dell ha deciso di rivolgersi ai proprietari di titoli Dell con una offerta di 13 dollari e 65 per azione. Per risparmiatori e fondi che hanno investito nel computer maker texano il guadagno è di oltre 2 dollari e mezzo, tutto sommato un buon affare rispetto al deludente corso della Dell nel listino Nasdaq. I fasti dell’industria del pc sono un ricordo lontano e Michael Dell evidentemente ha preferito cambiare tipologia di rischio.

Passando dal mercato azionario al capitale privato, Dell sarà sicuramente meno esposta alle oscillazioni della Borsa e potrà focalizzarsi sui suoi nuovi obiettivi: una azienda meno focalizzata sull’hardware e con maggiore vocazione ai servizi. L’altro lato della medaglia è che i titoli azionari che ora non ci saranno più potevano servire per ricompensare il management e per finanziare eventuali acquisizioni (Dell ha già investito 9 miliardi in tre anni per rilevare diverse società).

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Il ruolo di Microsoft è evidentemente quello di parte interessata. Forte del suo prestito di 2 miliardi, gli ingegneri del software di Redmond avranno sicuramente più voce in capitolo sulle architetture messe a punto nel Texas a supporto di un sistema operativo, Windows, radicalmente rinnovato. Ci sarà però un risvolto incerto anche per Microsoft, che con questa operazione di forte avvicinamento a Dell forse rischia di incrinare le buone relazioni con aziende come Hp, in una fase in cui sia a livello server, sia nel segmento client, gli scenari per lo storico abbinamento “Wintel” stanno rapidamente evolvendosi.