Decreto Profumo sui libri scolastici. L’AIE: il Ministro Profumo non sente ragioni

Gli editori di scolastica hanno sempre avuto un ruolo di primo piano nel contribuire all’innovazione della scuola. Lo hanno avuto anche nel favorire l’introduzione e l’uso delle nuove tecnologie nelle aule scolastiche, e intendono proseguire in questo senso con realismo e con la loro competenza

Proprio per questo l’AIE (Associazione Italiana Editori), in merito al recente decreto dedicato alle scelte dei testi scolastici, firmato dal ministro Profumo, tiene a precisare che il ministro stesso non ha affatto convinto gli editori della “bontà” di quanto in esso previsto.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Anzi, il testo liberato dal Ministero dimostra come Profumo non abbia in alcun modo tenuto conto delle concrete obiezioni, perplessità e osservazioni avanzate dagli editori.

Le ragioni sostenute dall’AIE, molte delle quali si ritrovano nelle recenti prese di posizione delle associazioni dei genitori, non erano rivolte solo a sottolineare le gravi conseguenze che si ripercuoteranno sull’intera filiera (editori, grafici, cartai, librai, agenti, …).

Gli editori hanno fatto rilevare l’insufficienza infrastrutturale delle scuole (banda larga, WiFi, dotazioni tecnologiche, …), rappresentata, con dati e confronti molto eloquenti, poche settimane fa dall’indagine dell’OCSE, voluta dallo stesso Ministero; hanno richiamato l’attenzione per le pesanti ripercussioni sui bilanci delle famiglie, sulle quali si vogliono far ricadere i costi di acquisto delle attrezzature tecnologiche (pc, portatili, tablet, …), quelli della loro manutenzione e quelli di connessione, che nelle altre esperienze europee e degli altri paesi a ovest e a est dell’Europa sono solitamente affrontate con consistenti finanziamenti pubblici.

L’AIE ha insistito anche nel segnalare come il decreto sia poco allineato con le indicazioni uscite dal Parlamento, volte a una maggiore gradualità e prudenza, e rischi di limitare l’autonomia delle scuole e il principio costituzionale della libertà dell’insegnamento.

Leggi anche:  PA data-driven, la sfida della burocrazia invisibile

Infine gli editori hanno più volte fatto rilevare che le intenzioni del Ministero sembrano frutto della sola determinazione di voler favorire l’acquisto di tablet e pc e non poggiavano su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale (cosa di non poco conto se si parla di scuole e di educazione e formazione dei nostri figli); così come non risulta siano state valutate le possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti esposti ad un uso massiccio di devices tecnologici.

Quindi non si può certo parlare di accordo tra il ministro Profumo e gli editori; anzi, la presa di distanza dell’AIE da un decreto che ritiene dannoso e inapplicabile è netta.