“I dati non sono della Pa, ma dei cittadini, una volta liberati i dati questi potrebbero essere utilizzati dalle aziende per applicazioni ad hoc ”
Finalmente anche in Italia si inizia a parlare di Open Data e nascono associazioni o correnti di pensiero a loro favore. Gli Open Data implicano che alcune tipologie di dati siano liberamente accessibili a tutti, senza restrizioni di copyright, brevetti o altre forme di controllo che ne limitino la riproduzione. Chiaramente per liberare i dati è necessaria una pubblica amministrazione che sia parte attiva del processo dando il via a una vera rivoluzione. Forse in Italia terra culturalmente ostile all’innovazione è ancora presto per percorrere questa strada, tuttavia è importante che siano partite iniziative come Datagov. Ne abbiamo parlato con uno dei fondatori Gigi Cogo
Qual è la genesi di Datagov?
Datagov nasce dalla consapevolezza comune di alcuni esperti di eGovernment che credono sia necessario sopperire a una mancanza di strategia governativa sul tema del Gov 2 o Open Government.
Infatti, nonostante gli studi, gli articoli divulgativi, i seminari e le conferenze dove abbiamo dibattuto, disseminato e condiviso il tema e la grande opportunità per il paese, ancora non son seguite azioni concrete, a parte sporadiche iniziative spontanee dai territori (vedi dati.piemonte.it)
Quali sono i punti del vostro manifesto?
I punti del manifesto sono 10 e spaziano dalla governance partecipata (partecipazione attiva durante l’azione di mandato), a un nuovo modello di trasparenza basato sulla disponibilità dei dati grezzi.
Altre suggestioni sono relative al concetto di beta perpetua, in ordine alla messa on-line di servizi costruiti assieme ai cittadini e vestiti sulle loro esigenze, piuttosto che al concetto di innovazione permanente in antitesi al “rilascio” di funzioni e servizi.
Passando per un nuovo paradigma di informazione che diventi, finalmente, coinvolgimento.
Perchè è importante che i dati siano disponibili e accessibili per tutti?
Primo, perchè sono di proprietà dei cittadini e la PA li deve SOLO gestire e non trattenere. Secondo perchè sono una risorsa preziosa per le aziende che li potrebbero sfruttare per costruire applicazioni. Terzo perchè il mercato è più veloce della PA e potrebbe approcciare il paradigma dell’economia immateriale come nuovo modello di sviluppo industriale.
Qual è la situazione nel mondo e cosa accade invece in Italia?
Nel mondo sta succedendo quello che tutti auspicavano. In un momento di crisi del modello fordista, fondato sulla produzione a prescindere, si stanno liberando i dati pubblici accompagnandoli a forme di contest (appsfordemocracy è l’esempio più interessante) gestite dai governi che, in questo modo, incentivano l’adozione del modello “immateriale” e premiano le startup più talentuose e creative.
Ovvio che nel mondo testimonial ed advisor di successo come Tim Berners Lee o Vivek Kundra, sono una risorsa preziosa ma non credo che da noi sia un problema di testimonianza o di persuasione, piuttosto è un problema di lungimiranza politica.
Ergo il nostro progetto prova a scuotere questa inerzia.
Perchè la politica non crede nell’innovazione?
Ti dirò, ho la fortuna di dialogare con molti politici e molti di loro comprendono molto e bene l’importanza dell’innovazione e capiscono anche che i modelli industriali ed economici vanno cambiati. Il problema sono i manager che nel nostro paese, per mediocrità o per mancanza di coraggio, non riescono ad accompagnare l’innovazione con azioni concrete.
Quali saranno le vostre prossime iniziative?
Dopo aver messo il manifesto a disposizione per gli emendamenti, lo presenteremo nella sua formulazione finale all’IGF (Internet Governance Forum) il 30 novembre a Roma. Poi l’associazione si aprirà ad altri contributi, quindi espliciteremo la modalità di adesione e poi lanceremo due grandi azioni. La prima il modello procedurale e regolamentare per liberare i dati e poi un grande contest per applicazioni basate sugli Open Data.
——
Gianluigi Cogo – Da anni facilita i processi che sfruttano le nuove tecnologie e diffonde cultura digitale nella P.A.
In rete dai primissimi anni ‘90, a Venezia fonda la prima rete civica “Venice On-Line” e poi il primo portale cittadino:”Venezia.Net”. Verso la fine degli anni ’90 fonda, assieme ad altri colleghi, il primo network dei comuni della Provincia di Venezia “Polo Est” e infine uno dei primi social network italiani: “Networkingitalia.it”. Presso la Regione Veneto, dove ha la responsabilità dei progetti internet e intranet, crea la prima rete intranet basata su workspace e su dinamiche 2.0. Sviluppa, insieme ad altri colleghi di diverse regioni italiane, Ritef, la “rete delle regioni per l’e-learning” ed è fin dai primi anni 2000 uno dei protagonisti del Cisco Networking Academy in Italia. Attualmente svolge consulenze per università e ministeri per divulgare le dinamiche e i valori della “collaborazione e della partecipazione”. È presidente di Assint (associazione per lo sviluppo dell’innovazione e delle nuove tecnologie), membro dell’esecutivo dell’Istituto per le politiche dell’innovazione, fondatore/animatore della rete degli innovatori della pubblica amministrazione e molto attivo con il suo blog: http://www.webeconoscenza.net. Ha ideato e promosso il primo Barcamp degli innovatori della pubblica amministrazione, e collabora con diverse istituzioni a master e corsi sull’e-government 2.0 e sull’enterprise 2.0. Autore dei libri : “La cittadinanza digitale” e “I siti delle Pubbliche Amministrazioni”.