Stamattina la discussione alla Camera con gli interventi del Presidente del Consiglio e di alcuni partiti politici. La sensazione è quella di uno scandalo che si vuole tenere per forza nascosto
Sono pochi i presenti alla Camera per l’informativa urgente indetta da Enrico Letta sulla vicenda Datagate. Secondo i documenti in possesso del governo, non ci sarebbero prove evidenti del coinvolgimento dei 007 italiani nelle operazioni di inglesi e americani in giro per il mondo. Eppure l’opinione pubblica ha altre esigenze, tipo voler sapere la verità, come peraltro evidenziano bene anche alcuni gruppi parlamentari intervenuti sulla vicenda.
Tante rassicurazioni, pochi fatti
“Non risultano compromissioni alla nostra sicurezza informatica e a quella dei cittadini – dice Letta – né i vertici di Governo né le nostre ambasciate sono state spiate”. In pratica si dice che la privacy degli italiani, amministratori e amministrati, sarebbe al sicuro a differenza di quella dei tedeschi, palesemente spiati dalla punta della piramide dal GCHQ britannico, vero alleato della NSA statunitense. “I servizi italiani hanno ricevuto una proposta di collaborazione a Tempora (promossa dal Regno Unito) ma abbiamo declinato in quanto non compatibile con il nostro quadro giuridico”.
Il M5S attacca
Al di là della presa di coscienza che qualsiasi governo democratico vieta lo spionaggio indiscriminato dei suoi cittadini (non solo in Italia quindi), sarebbe proprio il diniego degli 007 italiani a Tempora ad aver dato motivi in più per avviare un serio monitoraggio nel nostro paese. Angelo Tofalo del Movimento Cinque Stelle a replicato a Letta: “Avevo chiesto al Copasir entro la giornata di ieri audizione di due analisti, tecnici e non politici, per capire realmente la situazione, ma non mi è stata concessa! Lei è venuto oggi qui a dire il nulla e lo sa benissimo! La vicenda “Datagate” è semplicemente la vetta momentanea di un’immensa montagna di letame! …e mentre tutti sono distratti dalla depravazione politica nazionale, lei presidente Letta, sta facendo scappare dal retrobottega, le grandi orecchie americane, complimenti.“
Il mare parla di noi
Eppure sappiamo benissimo che i nostri dati viaggiano sotto il Mediterraneo nei cavi SeaMeWe3 e SeaMeWe4, potenzialmente soggetti al controllo (diretto non in remoto) di gruppi e spie. Non c’è nessuno che li tiene d’occhio in mare aperto, e se il governo italiano fosse stato, anche in minima parte, collaborativo con le spie britanniche, avrebbe potuto concedere l’accesso illimitato ai cavi in passato.