La vittoria di Sanremo è stata archiviata, ma ha lanciato “L’essenziale” sia in classifica sia su Vevo, con un numero di visualizzazioni che si aggira sugli 8 milioni. E’ facile prevedere che questo brano, che Marco Mengoni canterà all’European Song Contest il prossimo 18 maggio in rappresentanza dell’Italia, trascinerà il nuovo album “#prontoacorrere”. Titolo interessante, ‘à la Twitter’, che da questo punto di vista rimane sulla scia del suo primo disco di inediti, intitolato “Solo 2.0”.
«I social? Mi unisco a una società che si evolve».
Già dai titoli scelti per i suoi dischi si capisce chiaramente il legame che Marco Mengoni ha con i social network.
Dobbiamo per forza partire da quel 2.0 e da un hashtag che indicano chiaramente una tua dimensione social…
Per “Solo 2.0” avevo detto che 2.0, appunto, era l’aggiornamento Mengoni. Oggi ho scelto un hashtag come “#prontoacorrere”, ma in realtà non ho mai smesso, questa è una staffetta. Sono nato nel 1988, ho vissuto a pieno il boom della tecnologia e di internet (realtà che va sempre più veloce) e ho dei fan molto attenti al mondo social e del web in generale. Come potrei non farmi coinvolgere? Ho un gran bel pubblico e poi mi piace l’istantaneità di internet (Marco è su Facebook, Twitter, Google+ e MySpace).
Ricordiamo che, infatti, specialmente durante il Festival di Sanremo, i tuoi fan sono stati molto attivi. Quindi la scelta dei titoli degli album è un tuo modo di adeguarti a una realtà che è un dato di fatto per moltissimi di noi?
Mi unisco alla società che si evolve. Comunque, voi fate casino sui social network (si riferisce, ridendo, a noi giornalisti, nda).
Nel cd di “Solo 2.0” si trovava un codice che permetteva il download di un fumetto ideato da te; per la presentazione di “#prontoacorrere” hai scelto come location l’Accademia di Belle Arti di Brera. Come mai questo legame forte con l’arte?
Ho frequentato un istituto artistico e l’arte mi affascina. Inoltre, nel caso di “#prontoacorrere” alcuni artisti hanno creato opere (traendo spunto da alcune foto di Marco, nda) che verranno messe all’asta per la creazione di borse di studio per i ragazzi dell’Accademia. Inoltre, le mie canzoni nascono da immagini.
Ci spieghi meglio?
Disegno quello che mi viene in mente, creando una specie di storyboard, e solo in un secondo momento ne traggo un testo. Per me è più facile estrapolare il senso di quello che voglio dire da un’immagine. E ho il vantaggio di avere la casa piena di disegni. Certo ci impiego tantissimo a scrivere una canzone, ma credo che uno debba scrivere di penna sua.
C’è molto lavoro tuo personale in questo disco, ma citiamo solo alcuni autori che hanno collaborato a queste nuove canzoni: Cesare Cremonini, Ivano Fossati, Gianna Nannini, moltissimi nomi internazionali tra cui Mark Owen dei Take That per la musica di “Pronto a correre”.
Mi dispiace quando vengo considerato solo un interprete, perchè anche io scrivo le canzoni che poi canto. Sono onorato di aver lavorato con questi grandi autori: sono stati bravissimi a darmi qualcosa che mi rappresenta molto, a cui poi io ho messo mano. Invidio la loro capacità di scrivere.
C’è un brano in inglese, “I got the fear”. Verrà fatta una versione inglese del disco e questo è un assaggio?
In italiano questo brano perdeva forza. Quanto a una versione inglese del disco, non lo so… ci spero, chissà. In spagnolo? Stessa risposta.
E magari verrà qualche data live all’estero…
Intanto l’8 maggio parte l’anteprima del tour da Milano, seguita da altre sei date in Italia.
>> Leggi altre interviste nella sezione Music&Tech !