Dai cervelloni al cloud: nuvole al silicio

Cloud è una parola decisamente in voga al momento, anche se è solamente l’evoluzione di ciò che abbiamo sempre utilizzato e di una filosofia della condivisione e dell’indipendenza dall’hardware che diventa ogni giorno esigenza più forte, demandando i problemi di gestione a chi è in grado di fornire questo servizio

L’evoluzione dell’ICT si concretizza attraverso una serie di tendenze che passano dall’hardware al software e che rispondono o stimolano le esigenze degli utenti. Tipicamente si forma una spirale, fatta di partnership e competizione, che alimenta e provoca le tendenze dei vari mondi dell’ICT a ritmo variabile.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

In fase di boom di un prodotto hardware, come è accaduto per gli eReader e l’editoria digitale, le tendenze vengono spinte e si genera uno sviluppo software e di contenuti importante, che si trova ad alimentare anche la tendenza hardware con un ritorno veloce, accelerando soluzioni che crescono in modo parallelo, anche se talvolta leggermente sfalsato, verso un’unica direzione, nel caso citato parliamo della digitalizzazione dei contenuti supportata/spinta da lettori sempre più sofisticati.

Ogni elemento dell’ICT, anche se distante per caratteristiche di prodotto e target specifico, ha alla base un movimento comune. C’è, infatti, una tendenza di base che si manifesta in un ciclo di espansione o di concentrazione, sulla quale sono poggiate le altre tendenze. La tendenza di base è un movimento che si inverte dopo molti anni, per comprenderlo basta pensare al concetto di centralizzazione, e conseguente controllo del dato/informazione che abbiamo potuto osservare nell’epoca del mainframe, epoca durante la quale un “cervellone centrale” si accollava tutto il lavoro, mentre i terminali erano incapaci di memorizzare ed elaborare informazioni. Con il concetto di Rete e di Internet l’informazione ha iniziato a nascere e ad essere gestita in modo decentrato. Questa nuova tendenza ha visto lo sviluppo di hardware sofisticati e una miniaturizzazione della tecnologia.

Leggi anche:  Alce Nero, quando l’innovazione IT abbraccia la sostenibilità

Questo trend si alterna nel tempo. Dopo una fase di centralizzazione e controllo dell’informazione con i mainframe e terminali cosiddetti “stupidi”, capaci cioè solo di connettersi ad un cervellone centrale senza memorizzare dati o elaborare applicazioni, siamo passati ad una fase in cui l’informazione e la potenza di calcolo si sono decentrate e in cui i personal computer memorizzavano dati ed applicazioni sul disco fisso ed erano capaci di elaborazioni complesse. Questo ha reso meno potenti e più numerosi i “cervelloni” che sono diventati quelli che oggi chiamiamo “server”: una miniaturizzazione del cervellone iniziale che ha frammentato l’informazione e fatto sorgere applicazioni stand alone e client-server, ovvero applicazioni capaci di operare in autonomia, e applicazioni condivise. Naturalmente l’hardware di oggi ha capacità incredibilmente superiori rispetto al passato ma il concetto di espansione e compressione risponde ad un movimento avvenuto realmente e supportato dall’evoluzione tecnologica.

Stiamo assistendo ad un nuovo cambio di direzione. Il cloud computing, definito come un insieme di tecnologie che permettono di memorizzare, archiviare, elaborare i dati grazie ad elementi hardware e software distribuiti e virtualizzati in Rete, non è altro che una centralizzazione dell’informazione, se guardiamo l’hardware osserviamo che, nonostante siano oggetti molto sofisticati e capaci di elaborare e memorizzare, vengono rese disponibili soluzioni che permettono di centralizzare l’informazione rendendo i supporti usa-e-getta, soluzione che in effetti salvaguarda il dato, le soluzioni hardware tendono quindi ad elaborare ciò che fisicamente risiede altrove.

Ovviamente quest’analisi si riferisce a centralizzazione-espansione-centralizzazione del dato e delle applicazioni, intorno a questo mondo sono nate soluzioni molto sofisticate che distribuiscono informazioni, che interagiscono e riconoscono. Il trend esposto segue comunque un’evoluzione dell’hardware e del software tutt’altro che banale.

Leggi anche:  L'Università di Pisa partecipa alla rivoluzione nei Servizi Cloud europei

Diagramma logico di una rete cloud computing, da Wikipedia

Stare su una nuvola permette quindi di accedere alle proprie applicazioni e ai propri file da dispositivi remoti. Possiamo ad esempio accedere ai nostri dati personali o ad un’applicazione che gestisce i clienti della nostra società tramite web da personal computer piuttosto che da un ipad.

I vantaggi:

– indipendenza dall’hardware utilizzato

– i cloud provider si occupa di manutenzione ordinaria ed evolutiva e dei backup

– si abbassano i costi di gestione (risorse umane e tecnologie) e costi per l’acquisto di applicazioni

– è possibile aggiungere o togliere funzionalità

I rischi:

– si abbassa il livello di sicurezza e di privacy

– maggiore rischio di continuità del servizio

– difficoltà di migrazione dei dati e ad altre soluzioni in caso di cambio del gestore

Tipologie di Cloud:

– SaaS (Software as a Service) – utilizzo di programmi in remoto

– DaaS (Data as a Service) – dati in remoto

– HaaS (Hardware as a Service) – potenza di calcolo in remoto

– PaaS (Platform as a Service) – piattaforma software in remoto

– IaaS (Infrastructure as a Service) – infrastruttura hardware in remoto solo su necessità, non sono assegnate risorse a prescindere dal loro utilizzo effettivo

Il caso di Aruba

Tra i provider che si sono impegnati più attivamente in ambito Cloud c’è sicuramente Aruba, leader nei servizi di web hosting, e-mail, PEC e registrazione domini. La realizzazione della propria offerta è stata attuata puntando sulla semplicità di comprensione e di utilizzo, con attenzione al livello di sicurezza (sistemi ridondati) ed un sistema di tariffazione accattivante che prevede di pagare solo quanto effettivamente usato (Pay-per-Use).

“L’offerta Cloud.it nasce dalla volontà di rispondere all’esigenza crescente dei nostri clienti e del mercato, in termini di scalabilità, affidabilità, semplicità di gestione e riduzione dei costi. – afferma Stefano Cecconi, Amministratore Delegato di Aruba – Abbiamo mirato a un prodotto che si rivolga da un lato a chi necessiti di una piattaforma flessibile in grado di rispondere tempestivamente alle richieste di sviluppo interne all’azienda, dall’altro a coloro che necessitino di una maggiore trasparenza e tracciabilità dei costi IT. Crediamo che l’aspetto legato alla misurabilità e al controllo dei costi sia una delle chiavi del successo di questo tipo di offerta ed aiuti a renderla accessibile, non solo a grandi aziende, ma anche a PMI e startUp, che ora possono disporre di un’infrastruttura dinamica e tecnologicamente avanzata, con caratteristiche che prima erano appannaggio esclusivo delle grandi aziende”.

Leggi anche:  OVHcloud svela la storia dei propri data center riconvertiti da edifici preesistenti

E ad oltre un anno dalla sua attivazione, l’offerta Cloud di Aruba continua ad evolversi con servizi aggiuntivi che ne incentivano l’utilizzo, come il recentissimo Cloud Object Storage, un’offerta innovativa per creare e gestire degli spazi di storage che si rivolge ad utenti business e consumatori con necessità di archiviare e gestire ingenti quantità di dati nel modo più sicuro e semplice possibile. Caratteristiche fondamentali del Cloud Object Storage di Aruba sono il peculiare sistema di memorizzazione dei dati, che avviene all’interno di oggetti non organizzati in modo gerarchico ma presenti tutti allo stesso livello, ed un sistema di sicurezza garantito che prevede di creare almeno tre copie di ogni file, distribuite su altrettanti server, così che anche in caso di corruzione di un dato questo possa essere replicato immediatamente.