Oracle Cloud, una promessa o una verità?

Secondo quanto affermato da Larry Ellison vi sarebbero già 10mila clienti per un totale di 25 milioni di utenti che stanno esaminando, valutando, sperimentando la piattaforma Cloud per far girare applicazioni e database che sfruttano il middleware Fusion

Prezzi e configurazioni non sono stati ancora resi noti, ma quello che più risulta evidente è che la proposizione di Oracle inizia ad assumere una fisionomia sempre più definita. In passato Ellison non aveva mai espresso grande entusiasmo per il Cloud. Allora, probabilmente, era troppo presto. Troppo presto per le aziende che, in massima parte, non si mostravano così attratte dalla nuova logica di acquisizione dei servizi, troppo presto per Oracle, perché la metamorfosi configurava una transizione a un modello che non era sufficientemente competitivo in termini di profittabilità rispetto al tradizionale modello di erogazione delle applicazioni. E poi, certo, mettere a punto software allineato ai nuovi standard, che non fosse soltanto frutto di un escamotage di tipo marketing, richiedeva tempo.

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Il conglomerato tecnologico della nuvola di Oracle è costato 6 anni di sviluppo e svariate acquisizioni, di cui le ultime più significative sono state quella di Rightnow, a ottobre 2011 per un valore di 1,5 miliardi di dollari e di Taleo, acquisita il febbraio scorso per 1,9 miliardi di dollari.

Oracle ha messo a punto quella che, sulla carta, appare essere il nuovo fronte tecnologico per fronteggiare uno dei cambiamenti epocali dell’informatica. Più di 100 moduli, applicazioni di Financial Management, Human Capital Management, Supply Chain Management, Project Portfolio Management, Procurement, Customer Relationship Management ed estensioni per utilizzare al meglio i social media in ambiente corporate.

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È la rivincita di Oracle su Salesforce e SAP. O meglio, il primo vero punto di partenza di una sfida che durerà per molti anni ancora. Se Salesforce è stato il pioniere del Software-as-a-Service, le grandi aziende come Oracle e SAP hanno temporeggiato a lungo prima di investire seriamente nel computing di nuova generazione.

Le dinamiche del Cloud, il modo in cui effettivamente questo nuovo paradigma di servizio della fruizione di applicazioni e piattaforme, verrà utilizzato è ancora in gran parte da scoprire. Soprattutto le grandi aziende come Oracle devono comprendere come monetizzare adeguatamente la dimensione del Cloud. La logica del licensing e delle applicazioni on premise ha un ordine di grandezza di profittabilità molto maggiore di quanto ipotizzabile con un servizio on demand. Eppure, secondo quanto affermato da Trip Chowdry, analista della Global Equity Search, nel giro di pochi anni il fatturato Cloud di Oracle potrebbe generare un giro d’affari compreso tra i 5 e i 10 miliardi all’anno, quindi una cifra che potrebbe essere prossima, nella migliore delle ipotesi, a circa un terzo dal valore attuale di fatturato, pari a 35 miliardi di dollari.

Uno dei segmenti applicativi che si stanno mettendo a punto all’interno della nuvola fa riferimento a ciò che Oracle definisce Social Relationship Management, una sorta di evoluzione del Crm, che mira a integrare e sfruttare tutte le opportunità che possono essere generate da una presenza e dai contatti sui social media. Non a caso Oracle ha già puntato gli occhi su Collective Intellect, azienda che ha sviluppato un servizio Cloud per gestire al meglio le conversazioni che hanno luogo sui social media come Facebook e Twitter.

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