Entro la fine di agosto Cisco eliminerà 10.000 posti di lavoro. Di questi 3mila dovrebbero essere ottenuti attraverso prepensionamenti
E’ il passaggio naturale all’interno di un ampio programma di ristrutturazione e ridefinizione di obiettivi che l’azienda ha intrapreso nel corso dell’anno in seguito alla pressione competitiva esercita suo suo core business da concorrenti come Juniper e Hp e al fallimento di alcune operazioni che miravano a diversificare il business dell’azienda in nuove aree di mercato.
“I mercati stanno cambiando velocemente e dobbiamo essere al passo con i cambiamenti, aveva dichiarato John Chambers, Ceo di Cisco, nell’aprile scorso. Non possiamo più permetterci di sostenere investimenti in un numero di aree di business così diversificato come quello attuale. E’ venuto il momento – affermava il Ceo – di prendere delle decisioni importanti e stabilire cosa deve essere mantenuto, quali devono essere le aree primarie di focalizzazione e cosa deve essere dismesso”.
Il taglio dei costi che verrà garantito dalla riduzione del personale è una delle inevitabili conseguenze della riorganizzazione in atto. Un’azione di risanamento che vuole dare un segnale forte alla comunità finanziaria, considerato che nel corso dell’anno il titolo del gigante del networking ha evidenziato una perdita del 24%. Una involuzione che è ben rappresentata dal grafico che mette in rilievo le prestazioni finanziarie di Cisco da gennaio a oggi.
Nel primo trimestre del 2011 il fatturato generato dalla componente switching si è ridotto del 5,8% rispetto allo stesso periodo del 2010. Dinamica altrettanto negativa si è registrata sul fronte delle vendite dei router dove il market share a livello mondiale è sceso di 6,4 punti percentuale.
Il fatturato globale previsto per quest’anno è di 43 miliardi di dollari equivalente a una crescita del 7%, inferiore a quello registrato nel 2010 che aveva conosciuto un aumento dell’11%.