Check Point Security Tour 2013: presente e futuro del cybercrime

Per la prima volta in Italia, Amnon Bar Lev parla dell’anno in corso come uno dei più difficili dal punto di vista della cyber security, anche da noi

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Non è semplice prevedere cosa succederà tra un mese, figuriamoci tra un anno. Il panorama della sicurezza informatica è talmente vasto e procede a velocità tali da trasformarsi giorno dopo giorno, peggio ora dopo ora. Fare un punto della situazione di come è stato il 2013 che si avvia alla conclusione aiuta però a capire quali sono i trend e cercare, dove possibile, di anticipare le minacce future. Ci prova Amnon Bar Lev, Presidente di Check Point Software Technologies, che da anni lavora al fianco delle aziende per assicurarle la migliore protezione possibile.

L’anno dell’hacktivism

Di certo il 2013 è stato l’anno della consacrazione dell’attivismo digitale. Sotto diversi punti di vista, il panorama dell’hacktivism ha suscita parecchio interesse, vuoi per le azioni plateali degli Anonymous, vuoi per la scoperta di vere e proprie sezioni militari che lavorano al fianco degli stati contro i paesi nemici. “Uno dei più efficaci – ha detto Amnon Bar Lev, nella sua prima visita in Italia in occasione del Check Point Security Tour 2013 – è stato l’attacco alla redazione del New York Times. Gli attacchi di questo tipo, che utilizzano solo all’inzio la rete web per poi propagarsi all’esterno, sono i più antichi ma anche quelli che stanno prendendo maggiormente piede perché prevedono un’esposizione minima degli attaccanti.”

Big Data: tra opportunità e rischio

Secondo Amnon Bar Lev, la crescita dell’interesse degli hacker verso piccole e medie imprese sta tutto nell’utilizzo sempre maggiore che si fa dei Big Data. “I big data sono una grossa opportunità ma anche il più grande motivo per l’interesse di hacker e cracker. Quello che i vendor possono fare è proporre patch per i loro soffware o sistemi operativi” – spiega. Il problema è che dove non arrivano le software house (o tardano ad arrivare) serve l’intervento della stessa azienda, che deve essere tempestiva nel munirsi delle precauzioni necessarie per difendersi.

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Il panorama italiano

Sbaglia poi chi pensa che il nostro paese sia lontano da quello che leggiamo sui media esteri e che interessa la sicurezza informatica. “Ci sono stati oltre 6000 attacchi nel 2013 in Italia tra università, PA ed enti – spiega il Presidente di CheckPoint – sopratutto nelle organizzazioni dove sono conservati una gran mole di dati visot che agli aggressori conviene effettuare una sola violazione e ottenere una vasta gamma di informazioni importanti. Se poi si considera che già di suo le persone perdono un sacco di informazioni (cellulari persi, password scambiate con famigliari e amici), risulta sempre più importante educare le persone a utilizzare bene le tecnologie, soprattutto quelle che sono portatrici di dati sensibili.”

Sguardo al futuro

Ma cosa ci aspetta il futuro? “A livello globale – secondo Amnon Bar Lev – ci sarà un forte incremento delle  attività di cyber war, considerate come azioni governative. Caos ed anarchia digitale saranno gli altri aspetti dell’hacktivismo, inteso come possibilità per diversi soggetti di affacciarsi al mondo degli hacker. Tecniche e strumenti sono oramai alla portata di tutti e sono gli stessi governi a reclutare nuove forze cibernetiche. Questo non vuol dire che bisogna essere conservatori e rifiutare le nuove tecnologie ma migliorare gli strumenti di difesa e di prevenzione, sia a livello pubblico che privato visto che i cittadini condividono tanto della propria vita sul web, mettendo a rischio più di quanto pensino”.