«Correggo di continuo Wikipedia»
Viene pubblicato oggi il nuovo album di Cesare Cremonini, “Logico”. È il sesto disco di inediti della sua carriera, un bel racconto per canzoni che, naturalmente, prenderà vita anche sul palco con il tour previsto per il prossimo autunno.
Cesare Cremonini si racconta sempre tanto, non solo nelle sue canzoni ma anche quando queste canzoni le deve presentare. Un disco di Cesare Cremonini lascia, come al solito, più di uno spunto di riflessione.
Data Manager: “Logico” suona diverso dal disco precedente, come sei arrivato a questo risultato?
Cesare Cremonini: Per me ogni anno nuovo è un po’ una reazione allergica a quello precedente. Sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli, ho bisogno di credere e di far credere a chi ascolta le mie canzoni che un album sia qualcosa da scoprire. Stiamo vivendo un momento di grande minimalismo, ragioniamo su Twitter in 140 caratteri, il tempo lettura dei testi è sempre più misero… questo per me significa che non ci facciamo conoscere fino fondo. Il disco rimane invece un contenuto ampio, che serve per farmi conoscere davvero. È un invito a casa mia, è la scoperta di qualcosa, quindi è logico che un album per me si rinnovi ogni volta.
Per quanto riguarda le sonorità?
I tuoi album di riferimento restano quelli tutta la vita, però oltre a questo tipo di ascolto voluto e cercato c’è anche l’ascolto passivo, per esempio la canzone che senti quando entri al supermercato. Il mio disco è un mix di questi ascolti attivi e passivi, che per quanto mi riguarda ha dato un risultato moderno. E comunque, i generi si mischiano volentieri.
Perché il titolo “Logico”?
L’ho chiamato così perché io sono diventato un po’ più logico. Questo disco è lo specchio di me a 34 anni, mi sono messo a nudo ma non ho cercato definizioni. “Logico” lascia aperte molte delle indagini che si fanno nella vita: ti confronti con le esperienze dei tuoi amici, con la paura di trasformarti e con domande di questo genere. ‘Chissà se amare è una cosa vera’ e ‘cos’hai nella testa’ sono solo due delle domande che faccio nelle canzoni.
Cosa ci dici del tour?
E’ il più importante della mia carriera, sono contento di farlo perché ho faticato per metterlo in piedi. Partirà da Milano il 28 ottobre; qui ho fatto un sold out due anni fa. Prometto un tour esplosivo, in cui sfogare la mia anima di intrattenitore. Non so se sarà il classico concertone da karaoke, ma sicuramente sarà speciale per me perché arriva a 15 anni dall’ultimo tour di queste dimensioni che ho fatto, con i Lùnapop. Ci ho messo tanto a tornare dev’ero; nel frattempo sono stato libero di far crescere la mia carriera e me come persona.
Hai pensato di coinvolgere i fans sui social network per chiedere loro quali canzoni vorrebbero ascoltare live?
No, perché non ho mai voluto un rapporto di dipendenza dalle aspettative dei fans. Sono uno con cui si può bere una birra al sabato sera e poi sale sul palco a cantare: il rapporto con i fans è di complicità, ma lo sanno che non lascio a loro certe decisioni. Forse è una scelta dettata dall’insicurezza, ma d’altro canto è anche un’esigenza di libertà: decido in prima persona e mi assumo la responsabilità, nel bene e nel male, di queste decisioni. In compenso sul palco do il 470 % di me.
Che evoluzione tecnologica hai visto dal palco?
Quando ho iniziato i concerti erano assimilabili all’idea di ascoltare la musica. Oggi c’è la possibilità anche di vedere la musica.
Tornerai a fare cinema (Cesare ha recitato in un paio di film, uno di Pupi Avati, nda)?
A me interessa il progetto che mi viene presentato, è nelle mie intenzioni tornare al cinema come attore. Spesso ricevo proposte, quindi penso che reciterò ancora.
Come ti definiresti oggi?
Su Wikipedia c’è scritto ‘scrittore, attore, cantautore’. Io cancello ogni volta che lo leggo ma lo riscrivono sempre (ride, nda). Il cinema mi piace ma è un divertimento per me; non è un film a fare un attore, così come non è un disco a fare un cantautore. Per questo scrivo album uno dietro l’altro, perché serve un percorso per crescere. Solo adesso io inizio a pensare di fare il cantautore, nella vita.
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