Information Builders all’attacco del mercato italiano
Intelligence, integration, integrity sono le parole d’ordine, che Gerarld D. Cohen – inventore del linguaggio 4C, nonché ceo e presidente di Information Builders – ha lanciato nel suo video messaggio di apertura del Summit 2012, che ha fatto tappa il nove ottobre a Milano, dopo Madrid e Londra. Obiettivo della user conference, tracciare la nuova roadmap della BI, mettendo a confronto le esperienze aziendali italiane (come l’applicazione mobile sviluppata per il ministero della Giustizia e il progetto di EPM & reporting per il controllo in tempo reale del business, sviluppato da Tagetik) e le tendenze del mercato per il futuro. L’Italia, nelle classifiche per la competitività e l’innovazione è fanalino di coda in Europa. Per quanto riguarda l’adozione di soluzioni di business intelligence – invece – si piazza al quarto posto, dopo Inghilterra, Francia e Germania (Gartner).
Per José María García-Soto, vp e amministratore delegato di Information Builders Italia, «il tasso di crescita (+13,3%) dell’adozione di queste soluzioni in Italia è il più alto registrato in Europa nel 2011 e rappresenta una vera sfida». Una sfida che Information Builders «vuole cogliere al volo proponendo al mercato delle PMI un’offerta sulla BI, a misura di cliente, con massimo livello di performance e con l’entry point più competitivo». L’offerta di Information Builders copre tutti i settori di mercato ed è basata su una piattaforma completa con funzionalità di business intelligence, business analytics e performance management in grado di garantire il massimo livello di integrazione, dall’accesso ai dati al processo di data quality e distribuzione. «In un momento di incertezza economica – spiega José María García-Soto – «bisogna aiutare le imprese a cambiare, facilitando l’adozione di queste soluzioni innovative». L’Italia, dopo l’apertura della prima filiale italiana è al centro di questa strategia. I competitors sono avvisati.
LE FONDAMENTA DELLA BI
Paolo Pasini, responsabile osservatorio business intelligence, SDA Bocconi ha messo in ordine i trend della business intelligence, distinguendo tra miti e mode. Per Pasini, se si guarda la situazione italiana, è necessario distinguere tre fasi di maturità della BI: le aziende nella fase di introduzione, quelle nella fase di crescita e le aziende che si trovano nella fase di integrazione e ottimizzazione della BI. Perché́ c’è bisogno di analytics e quali sono le fondamenta della BI?
«In un momento di grande complessità – spiega Paolo Pasini – le aziende devono basare le loro scelte su fatti oggettivi e affidarsi meno all’intuito e alla fortuna. Se non si vuole ridurre la business intelligence a una moda, bisogna comprendere che la BI è un fenomeno di management, non solo di ICT. Il futuro della BI si gioca sulla percezione dell’innovazione, del valore, dell’utilità da parte dei business manager e sul “pivoting” a supporto da parte delle direzioni IT in azienda. La BI è una opportunità, ma bisogna spostare l’enfasi dal problema del “volume dei dati”, a quello della conoscenza e dell’analisi dei dati. In sostanza, l’esperienza migliora, ma gli ostacoli sono gli stessi. L’adozione di soluzioni tecnologiche resta una questione culturale».
TRASFORMARE I DATI IN VALORE
Anchesecondo Rado Kotorov, vice president of product marketing di Information Builders, «gli investimenti in BI possono garantire un ritorno dell’investimento fino all’80%, ma ci sono alcuni ostacoli da superare, che non hanno a che fare con la questione dei costi, per altro sempre più accessibili, ma con una resistenza interna delle aziende al cambiamento. Esiste una specie di paradosso nelle questioni umane: più le decisioni da prendere sono importanti, più si tende a rimandarle, oppure, si finisce per affidarsi all’istinto, spesso facendo un salto nel buio.
Nel mondo del business il proverbiale “fiuto” ha fatto il suo tempo e non si può certo scappare via davanti al pericolo che avanza. La velocità e la quantità di dati a disposizione impone di fare un salto evolutivo. In tempi difficili fare la scelta giusta significa affidarsi non alla fortuna, ma ai fatti e all’analisi dei dati. Nelle imprese, c’è un problema di accesso alle informazioni e di fiducia nella condivisione delle informazioni. I responsabili dei sistemi informativi che stanno puntando sull’integrazione e l’ottimizzazione dell’accesso alle informazioni stanno aiutando le aziende a ascoltare i loro clienti e a diventare più competitive. I quattro “hot technology trends” sono: big data, mobile, cloud e analytics. Ma le aziende sapranno avere una visione unitaria della realtà che tenga conto di queste evoluzioni? «Con la consumerizzazione dell’IT, l’esplosione del mobile e dei social network – dice Rado Kotorov – le organizzazioni stanno facendo fronte a un volume crescente di dati. Ma il volume non è l’aspetto più critico. Senza qualità e selezione delle informazione non si può “costruire” informazione a valore aggiunto. Information Builders permette di trasformare i dati in valore di business con la triplice formula di intelligence, integrity e integrazione che traduce anche la nostra offerta». Big data, business intelligence, cloud computing cambieranno anche il volto delle imprese tradizionali di informatica? Per Rado Kotorov nel futuro «forse non ci saranno più IBM o Oracle da un lato e Google e Facebook dall’altro, ma le imprese ICT saranno più simili a una specie di “Big intelligence company”. La convergenza tecnologica, la consumerizzazione e l’analisi dei dati incideranno soprattutto sui modelli di business e di organizzazione aziendale. Ci stiamo muovendo verso l’integrazione di tutte le fonti di dati. L’analisi delle informazioni non strutturate avrà sempre più importanza per definire, ad esempio, l’impatto di una campagna marketing. Le ricerche di mercato a campione non avranno più senso, perché sarà possibile avere un feedback immediato, in tempo reale direttamente da chi acquista un prodotto o un servizio. Le aziende dovranno imparare ad ascoltare quello che le persone dicono, se vogliono capire che cosa comprano».
«BUILD ONCE, DEPLOY ANYWHERE»
Entro il2020, porteremo tutte le informazioni del mondo nel taschino, ma il problema sarà sempre lo stesso: Come trasferire questo patrimonio di conoscenza dal taschino al cervello? E le imprese come trasformeranno i dati e i big data in moneta sonante?
«Information Builders è una delle più grandi aziende private indipendenti nel settore del software con oltre 60 uffici in tutto il mondo e una customer base di oltre 12mila installazioni in più di 8mila aziende e la sua offerta per le PMI è destinata ad avere un forte impatto sul mercato».
Peter O’Grady, service director for business intelligence product marketing di Information Builders, dati alla mano, ha misurato anche l’impatto dell’adozione di soluzioni analitiche sulle performance aziendali, con particolare attenzione al tema degli open data, alle architetture oncloud, all’adozione di modelli predittivi di moduli di visualizzazione avanzata e alla prospettiva della mobile BI. «Build once, deploy anywhere» così – Peter O’Grady – definisce l’approccio al mercato di Information Builders che va oltre le tipiche soluzioni di reporting o di misurazione della performance. La correlazione tra i dati e tutte le loro possibili fonti è la base per una BI efficiente, che vede nelle soluzioni di sentiment analysis e word analysis, strumenti nuovi in grado di aiutare le aziende a costruire il sapere di cui hanno bisogno. Dietro alle montagne di dati da gestire, c’è anche molta “spazzatura”. Ma non è solo questione di quantità, ma anche di coerenza tra dati e conoscenza. Le aziende devono capire che prima di accumulare e raccogliere i dati, bisogna partire dalla domanda: Quali informazioni sono utili al mio business? Per Peter O’Grady bisogna «insegnare alle aziende a sfruttare i dati per migliorare l’esperienza del cliente, la compliance, la governance e la gestione operativa. La conoscenza e la condivisione delle informazioni sono la vera base del cambiamento».