Cloud Computing sempre più diffuso, ma quali sono i rischi per le aziende?

Il Cloud Computing è una tecnologia sempre più matura, ma per le aziende restano alti i rischi di una diffusione senza controllo dovuti a una forte espansione dei servizi Cloud pubblici. E’ quanto emerge da una ricerca Avanade

Avanade, fornitore di servizi tecnologici aziendali, ha reso pubblici i risultati di una ricerca condotta a livello globale che evidenzia come il cloud computing stia prendendo sempre più piede all’interno delle aziende. In Italia il 70% dei rispondenti afferma che il Cloud Computing sarà, nei prossimi 12 mesi, tra le aree IT di maggiore importanza seguito dal tema della security (53%). Da parte dei CIO vi è un’attenzione crescente nei confronti dei servizi cloud, volti a ottenere vantaggi in termini di business, tra cui maggior flessibilità, riduzione dei costi e velocizzazione del time-to-market.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Il rapido aumento nell’utilizzo dei servizi cloud pubblici ha però causato problemi non trascurabili a molte organizzazioni: un dirigente su 5 dichiara che è impossibile gestire servizi cloud differenti all’interno delle proprie aziende, mentre circa il 60% è preoccupato per un’espansione incontrollata che comporta l’adozione non gestita dei servizi cloud pubblici all’interno dell’impresa.

“Come accade per molte forme d’innovazione tecnologica, anche la tecnologia di consumo ha una capacità tutta sua d’insinuarsi in azienda: oggi i servizi cloud pubblici si trovano in una situazione simile”, ha dichiarato Raffaele Sgherri, Group Manager Cloud Computing di Avanade Italy. “La barriera d’ingresso per molte funzioni cloud continua ad abbassarsi e la nostra ricerca mostra come alcune di queste siano così semplici da adottare che stanno superando l’abilità dei responsabili IT nel gestirle efficacemente”.

Un intervistato su 5 dichiara di aver acquistato personalmente, senza coinvolgere la divisione IT, un servizio cloud (in Italia circa il 60%) e, se il 60% delle aziende sostiene di possedere policy interne che vietano tali azioni (in Italia il 63%), i rispondenti affermano che non esistono veri e propri provvedimenti contro l’acquisto “di nascosto” di servizi cloud. Di fatto, il 29% dichiara che non vi è alcuna indicazione in questo senso, mentre un altro 48% afferma che è poco più di un avvertimento.

Leggi anche:  Perché le PMI dovrebbero investire nella gestione della rete nel cloud

La ricerca, inoltre, rivela un forte scollamento a livello di comunicazione: ¼ dei dirigenti dichiara di non interfacciarsi apertamente con i responsabili dei principali reparti e business unit che potrebbero fornire i propri servizi cloud.

“Mentre la policy è un punto di partenza, la gestione della diffusione incontrollata del cloud richiede una vera e propria collaborazione e dialogo tra i CIO e le proprie controparti aziendali”, ha dichiarato Sgherri. “E’ importante che le aziende definiscano una strategia cloud ‘user-cetric’. Con questa strategia focalizzata sull’utente, è molto più semplice alimentare un dialogo aperto per individuare quali siano i servizi cloud già in uso, dove siano i gap e su quali nuove tecnologie puntare per portare valore aggiunto all’azienda”.

In termini di adozione globale del cloud computing, la ricerca ha evidenziato che, attualmente, il 74% delle aziende sta già utilizzando servizi cloud – il 25% in più rispetto ai dati raccolti nella ricerca realizzata da Avanade nel settembre 2009 <http://www.avanade.com/Documents/Research%20and%20Insights/fy10cloudcomputingexecutivesummaryfinal314006.pdf> . Delle organizzazioni che devono ancora implementarlo, ¾ prevedono di farlo presto. Tra le ragioni che hanno contribuito a rimandare l’adozione del cloud, anche i rischi legati alla sicurezza (in Italia 75%).

A partire da questo dato di crescita, emergono tre segnali che evidenziano come il cloud computing stia maturando:

1. Le aziende stanno investendo sempre più per garantire, gestire e supportare il cloud.

2. Vi è una crescente adozione e preferenza per i servizi cloud privati (in Italia il 73% dei rispondenti afferma che è già nei piani e il 60% afferma che la propria azienda è già pronta per il cloud privato)

3. I responsabili aziendali iniziano a considerare il cloud come un modo per generare profitti

Leggi anche:  Cloud First: guida strategica per il futuro digitale delle aziende

I dirigenti confermano di volere investire in soluzioni di sicurezza e nelle persone, al fine di garantire un’implementazione di successo. Il 64%, infatti, sta già investendo in corsi di formazione per i dipendenti, anche neoassunti, che possano far crescere il livello di competenza nella tecnologia cloud (in Italia lo conferma l’80% dei rispondenti).

La ricerca rivela, inoltre, una crescente adozione del cloud privato, in particolare in quelle realtà dove rivestono un ruolo cruciale le operazioni interne e differenziate, così come i servizi di customer care. Oggi, il 43% delle aziende afferma di utilizzare il cloud privato, mentre un ulteriore 34% sostiene che inizierà ad utilizzarlo nei prossimi 6/12 mesi.

Inoltre, le aziende stanno prendendo in considerazione altri servizi cloud oltre quelli interni per i dipendenti, al fine di utilizzarli con i clienti esterni. Molte aziende affermano di utilizzare ora il cloud computing per offrire nuovi prodotti e servizi ai clienti, mentre più di un dirigente su cinque ritiene che il cloud computing contribuirà ad aumentare i profitti.

“Qualsiasi decisione relativa all’adozione della tecnologia cloud richiede accortezza, pianificazione e preparazione”, ha affermato Larry Beck, senior director cloud strategy di Avanade. “Le aziende devono individuare i propri obiettivi di business, determinare quali siano le prime applicazioni da spostare sulla nuvola, certificare i casi aziendali e garantire l’adeguata tecnologia. Il passaggio al cloud è un’evoluzione che avverrà nel tempo. I responsabili IT dovrebbero iniziare con un programma chiaro, un’analisi profonda, metodi e pratiche comprovati e una forte impostazione di comunicazione rivolta alla comunità degli utenti e dei dirigenti aziendali “.

In sintesi qualche dato per l’Italia

Risultano già essere “sulla nuvola”:

Leggi anche:  OVHcloud potenzia la sua offerta nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale

– il CRM (secondo il 47% dei rispondenti)

– i servizi HR (23%, mentre il 50% afferma che prevede uno spostamento nei prossimi 12 mesi),

– l’email (57%)

– l’analisi computazionale su larga scala (30%, mentre il 37% afferma di migrarla nella nuvola nei prossimi 12 mesi)

– i software di collaborazione (43%)

– l’e-Commerce (23%, mentre un 27% dichiara il passaggio nei prossimi 12 mesi)

– la sicurezza (30%)

– i sistemi finanziari e di contabilità (33%)

– la Business Intelligence (40%)

– l’ERP (50%).

I punti di debolezza per le aziende italiane:

– l’ottimizzazione delle efficienze (50%)

– la gestione di una mole crescente di dati (43%)

– il taglio dei costi (30%)

l rispondenti italiani affermano che il cloud porterebbe:

– maggiore flessibilità (53%)

– maggiore efficienza (40%)

– riduzione dei costi (40%)

E’ altresì vero che tutti sono d’accordo (93%) sul fatto che le nuove tecnologie faciliteranno il lavoro e che quelle già implementate hanno semplificato le operazioni complessive della propria azienda (77%).

La ricerca “Has Cloud Computing Matured?” è stata condotta da Kelton Research, una società di ricerca indipendente, durante i mesi di marzo-aprile 2011 e ha coinvolto 573 persone tra dirigenti IT, decision maker e leader delle business unit in 18 paesi in Nord e Sud America, Europa e Asia Pacifico.