Apple-Google, è vero duopolio?

Al Mobile World Congress di Barcellona si è avuta la chiara percezione dell’importanza assunta dalla piattaforma operativa Android di Google…


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A tutti gli operatori del settore è ormai evidente che Android ha ormai raggiunto, se non superato, la popolarità della piattaforma concorrente IOS di Apple. Ma, per alcuni, le dinamiche di sviluppo del mercato tendono a determinare un pericoloso duopolio Apple-Google contro il quale è bene mettere in atto delle manovre alternative. E’ il caso di Nokia che privilegia il rapporto con Microsoft e il corrispettivo tecnologico Windows Phone 7. Una considerazione che inizia a insinuarsi anche tra gli stessi carrier che guardano con sospetto una eccessiva concentrazione del mobile market. Andy Rubin, l’uomo Google che coordina il progetto Android, si dimostra alquanto perplesso nei confronti di coloro che sollevano critiche di questo tipo: praticamente, dice Rubin, si afferma implicitamente che la logica dell’open source può essere un danno per il mercato. Nell’opinione di Rubin, avere paura del crescente successo di Android significa mettere in discussione il modello di business che sottende l’open source.

Le critiche appaiono però isolate e l’apprezzamento nei confronti di Android da parte di gran parte degli operatori, come dimostrato all’ultima edizione del Mobile World Congress, ne è la tangibile testimonianza. Samsung, Lg, Htc, Sony. I produttori coreani e giapponesi hanno sposato la causa Android e non sembra abbiano nessuna intenzione di fare marcia indietro. Secondo quanto affermato da Google, ogni giorno vengono attivati 300 mila dispositivi Android-based e i modelli attualmente sul mercato sono 170. Non solo, ma complessivamente sono 160 i carrier che hanno in essere rapporti commerciali con il signore di Internet. Coloro che criticano il modello Android e il duopolio Apple-Google, non mettono però alla berlina l’open source, quanto piuttosto la creazione di sistemi integrati, verticali, chiusi che sono mirati a generare ricchezza da applicazioni e contenuti legati a quelle singole piattaforme. Insomma ciò che si chiede, ma questa è una vecchia storia, è indipendenza dei contenuti dai contenitori.

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