Ricavi in aumento, utili in discesa. Il mercato finanziario risponde negativamente alle performance di Amazon che accusa una sensibile riduzione del valore azionario con una significativa perdita di capitalizzazione.
Che dire? Che nella nuova economia non tutto è oro ciò che luccica. Il lancio del nuovo Kindle, avvenuto in pompa magna nell’autunno scorso è l’emblema della criticità che contraddistingue l’attuale condizione del gigante dell’e-commerce. Un oggetto le cui vendite hanno portato nelle casse della società un più che discreto bottino, ma che purtroppo non genera un altrettanto circolo virtuoso in termini di profitti.
Nell’ultimo trimestre, terminato il 31 dicembre, li ricavi sono cresciuti del 35% per volumi complessivi pari a 17,4 miliardi di dollari mentre gli utili operativi sono passati dai 474 milioni del corrispettivo trimestre 2010 a 260 milioni. Una dinamica che ha inciso negativamente sulla dimensione finanziaria: il valore dell’azione dopo avere raggiunto il suo picco nel mese di ottobre raggiungendo quota 246 dollari, all’inizio del nuovo anno ha toccato il suo minimo a 173 dollari.
Movimenti che evidenziano come il futuro dell’azienda non sia privo di incertezze e come la politica sinora implementata debba necessariamente trovare una nuova prospettiva di sviluppo. I fondamentali non convincono. Si pensi che nel corso del 2011 il fatturato maturato è stato di 48 miliardi di dollari, il 41% in più di quanto fatturato nel 2010 . Un risultato invidiabile se non fosse che in parallelo questa crescita impetuosa ha prodotto una diminuzione dei profitti superiore al 40%.
Alcuni analisti affermano che Amazon perde dai 10 ai 15 dollari dollari per ogni Kindle Fire venduto. Per quanto l’azienda sia convinta che il proprio hardware debba funzionare come fattore di promozione dei propri servizi, e non una componente dalla quale trarre un diretto profitto, la formula non soddisfa e le aspettative e la credibilità di Amazon continuano a risentirne.