Ad ogni crisi la sua procedura di ristrutturazione

Una ricerca del CReSV Bocconi in collaborazione con Ernst & Young e Risanamento mostra come possono essere gestite le crisi aziendali utilizzando logiche e strumenti resi disponibili dal legislatore negli ultimi anni

In periodi di crisi economico-finanziarie, sovente le difficoltà a livello macroeconomico si propagano anche al sistema delle imprese, intaccando i risultati reddituali e la solidità finanziaria.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

La ricerca “Le ristrutturazioni aziendali come strumento per tornare al valore“, dopo aver esaminato lo stato di salute dell’economia italiana, mettendone in luce sia le debolezze sia le potenzialità, ha testato l’utilizzo da parte delle aziende degli strumenti messi a disposizione dalle varie riforme alla legge fallimentare: il piano di risanamento, gli accordi di ristrutturazione dei debiti e il concordato preventivo. L’analisi è stata condotta dai ricercatori del Centro ricerche su sostenibilità e valore (CReSV), sotto la direzione accademica di Maurizio Dallocchio, in collaborazione con Ernst & Young e Risanamento.

Il campione di partenza è rappresentato da 172 società, di cui la metà ha cessato la propria attività a causa di fallimento o liquidazione, mentre le restanti 86 sono state ammesse alle procedure di ristrutturazione sopra descritte. Il periodo di riferimento per entrambi i sub-campioni è il 2008 – 2011. In prima istanza si è riscontrato come le aziende fallite o liquidate fossero caratterizzate da livelli di redditività e solidità mediamente inferiori rispetto alle imprese che accedono alle procedure. Questa relazione individua l’esistenza di “valori–soglia” di gravità, oltre i quali è impossibile agire efficacemente per tornare a generare valore.

Successivamente si sono analizzati i cambiamenti sulle variabili e gli indici contabili per ogni procedura di ristrutturazione, evidenziando come ogni fattispecie sia maggiormente indicata per determinate condizioni congiunturali. Attraverso delle regressioni multivariate ed utilizzando misure di redditività del capitale proprio come indice per la creazione di valore, si è osservato come tutte le procedure siano positivamente legate al miglioramento della redditività operativa (espressa come ritorno sul capitale investito) e negativamente al costo del debito e al grado di leva finanziaria. Più dettagliatamente, gli accordi di ristrutturazione dei debiti e i piani di risanamento appaiono indicati quando la crisi è generata da carenze nella struttura finanziaria e da eccesso di debito in particolare. Il concordato preventivo ha un effetto più robusto laddove si tratti di ripristinare un livello di redditività operativa soddisfacente attraverso una profonda riorganizzazione aziendale.

Leggi anche:  Konecta e Comdata si uniscono in Italia sotto il brand di Konecta

“La gestione delle crisi aziendali”, spiega Dallocchio, “è oggi possibile utilizzando logiche e strumenti resi disponibili dal legislatore negli ultimi anni. I risultati sono confortanti nonostante il panorama economico complessivo sia ancora poco favorevole. Resta il fatto che un ritorno al valore delle imprese in crisi è possibile solo a patto che si sviluppi un coordinato intervento di imprenditori, banche e governo. Ciascuno con attribuzioni e responsabilità di grande rilievo.”

“L’attenzione all’operatività dell’impresa risulta essere oggi un aspetto imprescindibile per competere con successo sul mercato” dichiara Donato Iacovone, Mediterranean Managing Partner e Amministratore Delegato di Ernst & Young, “L’incremento delle performance operative, crea valore per gli azionisti. Questa prospettiva e il focus sui fattori di competizione consentono una visione più lungimirante del business, che vada oltre l’”ossigeno” finanziario derivante dalla ristrutturazione per rendere le imprese più solide e adatte a competere nello scenario globale”.