Servizi finanziari: il 60% delle organizzazioni ha definito un piano di business continuity a seguito delle emergenze naturali del 2011

Ma restano ancora preoccupanti lacune nelle procedure di backup virtuale

Secondo i dati dell’Acronis Global Disaster Recovery Index 2012, nel settore dei servizi finanziari il ripristino d’emergenza ha acquisito un’enorme rilevanza nell’agenda IT, come conseguenza delle emergenze naturali che si sono verificate in tutto il mondo nel 2011. Conformità, sicurezza e protezione dei server virtuali, tuttavia, sono ancora aspetti preoccupanti per il settore.

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L’indagine Acronis, condotta su quasi 6.000 piccole e medie imprese (PMI) in 18 paesi, ha mostrato che oltre la metà (60%) delle organizzazioni nel settore dei servizi finanziari ha definito ed implementato nel 2011 un piano di business continuity. Ne consegue che questo è oggi il settore che mostra la maggiore fiducia nei processi di backup e ripristino d’emergenza. In media, il settore investe il 12% del budget IT complessivo in soluzioni di ripristino d’emergenza.

Nonostante la tendenza verso procedure più precise, restano lacune nelle pratiche di backup virtuali, con un quinto (19%) delle organizzazioni finanziarie che afferma di non eseguire il backup dei propri server virtuali con la stessa frequenza con cui esegue quello dei dati fisici. Oltre la metà (55%) esegue il backup dei server virtuali senza regolarità (su base settimanale, mensile o non definita). Il dato sorprende se si pensa che la maggioranza dichiara che il valore economico dei dati sui server virtuali equivale a quello dei dati presenti sui server fisici. Essendo la fiducia un imperativo di questo settore, è fondamentale che le organizzazioni dedichino ai server virtuali la stessa attenzione prestata a quelli fisici.

I responsabili IT delle imprese di servizi finanziari sono particolarmente preoccupati dai rischi di protezione derivanti dal backup dei dati su cloud: il 47% indica proprio la sicurezza come principale barriera all’adozione della tecnologia. La scarsa fiducia nei provider di servizi cloud e la mancanza di conformità alle leggi sulla protezione dei dati rappresentano ulteriori timori. Di conseguenza, il 45% delle aziende si affida a una strategia di disaster recovery offsite che prevede il trasferimento di nastri o dischi fuori sede a fine giornata.

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È però proprio il settore finanziario quello che mostra il maggior consolidamento nel numero di strumenti impiegati per il disaster recovery: il 44% dei responsabili IT afferma di utilizzare un’unica soluzione. Ciò consente di risparmiare sui costi, riduce i rischi e aumenta l’efficienza. Di fatto, il 77% degli intervistati dichiara che la disponibilità di una sola soluzione per il ripristino d’emergenza, applicabile ad ambienti fisici, virtuali e cloud rappresenta il modo ottimale per migliorare le strategie di disaster recovery.

“Secondo i manager IT dei servizi finanziari, il peggior nemico delle loro strategie di disaster recovery si chiama tranquillità. Il fatto di non aver mai subito perdite di dati non fa percepire questa eventualità come una minaccia”, sostiene Mauro Papini, Country Manager di Acronis Italia. “Anche quando i processi di disaster recovery appaiono solidi sulla carta, è fondamentale comprendere che nessuno può sentirsi realmente ed assolutamente al sicuro.”