Secondo l’Acronis Global Disaster Recovery Index 2012 il livello di fiducia delle PMI nel mondo è aumentato del 14%; eppure il downtime dei sistemi continua a costare in media a ogni azienda 290.000 Euro ogni anno
Sebbene il 2011 sia stato uno degli anni più turbolenti mai registrati a livello di sicurezza e di IT, la fiducia delle imprese di tutto il mondo nelle proprie capacità di ripristino dei dati e dei sistemi IT a seguito di un’emergenza è in aumento.
Secondo l’indagine Acronis Global Disaster Recovery (DR) Index 2012, le aziende si mostrano in media più fiduciose (il 14% in più) nelle proprie capacità di backup e disaster recovery rispetto a quanto emerso l’anno precedente. La chiave di questo incremento sta nei miglioramenti percepiti nella disponibilità di risorse adeguate (strumenti e ambiente) e delle tecnologie adatte per implementare tali attività. La sola fiducia in questi due criteri è più che raddoppiata negli ultimi 12 mesi a livello globale.
Sottolinea questo aumento il fatto che il 66% delle aziende verifica con maggiore regolarità i piani di backup e ripristino d’emergenza, forse anche come conseguenza degli eventi naturali catastrofici dell’anno passato, che hanno colpito molte regioni tra cui l’Italia. Si parla di inondazioni distruttive, terremoti devastanti, tempeste, frane ed alluvioni, senza contare lo tsunami del Giappone, eventi dai quali molte aziende devono ancora pienamente riprendersi.
Nonostante il miglioramento generale nel livello di fiducia che risulta dall’indagine condotta su circa 6.000 PMI di 18 paesi, emergono anche altri risultati meno positivi:
• L’Italia passa dalla 12° nel 2010 alla 16° posizione nella classifica globale sulla fiducia nelle soluzioni di backup e DR
• Budget invariati: rispetto all’anno passato, le aziende investono la stessa cifra in backup e DR (10% della spesa destinata all’IT).
• La metà delle aziende italiane (50%) ritiene oggi che i team dirigenziali non offrano il supporto necessario alle attività di backup e ripristino.
• La crescita dei dati è costante: una PMI di dimensioni tipiche produce circa 40 TB di nuovi dati ogni anno.
• Errare è umano: il 60% delle aziende italiane intervistate individua nell’errore umano la causa più comune di falla dei sistemi.
• Il costo dei tempi di inattività: il tempo medio di downtime del sistema è pari a 2,2 giorni, e costa a ogni azienda 286.644 € l’anno di mancata produttività.
La gestione congiunta di ambienti fisici, virtuali e cloud rappresenta un ostacolo significativo
Per il secondo anno, la grande maggioranza (76%) dei manager IT interpellati in Italia (ma il dato è simile per tutto il Sud Europa) concorda sul fatto che il maggiore ostacolo in un contesto ibrido sia lo spostamento dei dati tra ambienti fisici, virtuali e cloud. Eppure l’indagine rivela che molte aziende non hanno ancora unificato i propri strumenti di backup e ripristino d’emergenza al fine di affrontare questa problematica. La maggior parte si affida a strumenti diversi e oltre un terzo (33%) delle aziende italiane usa tre o più soluzioni differenti per proteggere i propri dati. Oltre due terzi (63%) applicano soluzioni distinte agli ambienti virtuali e a quelli fisici.
La classifica Acronis Global Disaster Recovery Index
Per creare la classifica, a ciascun paese è stata assegnata una posizione ottenuta in base alle risposte complessive a 11 domande relative a preparazione, capacità e pratiche di backup e ripristino d’emergenza. Le domande riguardavano tecnologia, risorse, procedure e sostegno da parte dei team dirigenziali.
Commentando i risultati, Mauro Papini, country manager di Acronis Italia ha dichiarato: “L’indagine suggerisce che in molte aziende gli eventi del 2011 hanno agito da catalizzatore di cambiamenti positivi per quel che riguarda i test effettuati sulle attività di backup e ripristino d’emergenza. Tuttavia, nonostante i numerosi aspetti positivi rilevati dall’indagine, persistono numerosi aspetti negativi a livello strategico, ad esempio il mancato supporto da parte dei team manageriali e l’impiego di più soluzioni disgiunte, soprattutto per quel che riguarda la protezione, la sicurezza e la disponibilità immediata delle risorse digitali strategiche dell’organizzazione, in un mondo ormai ibrido.”