Italia al 46° posto, davanti agli Usa ma dietro a tutti i principali Paesi europei: sconta una bassa crescita economica, carenza di infrastrutture e difficoltà da caro prezzi energetici
Uno studio Accenture e World Economic Forum ha identificato un nuovo indice che misura il livello di Performance dell’Infrastruttura Energetica di 105 Paesi nel mondo (Global energy architecture performance index- EAPI).
L’Italia si posiziona a metà della classifica (46° posto): dietro i principali partner europei e davanti agli USA.
L’analisi suggerisce inoltre come gestire e indirizzare le sfide di un mercato energetico in una fase di forte transizione. Secondo l’Agenzia Energetica Internazionale (IEA), infatti, entro il 2035 saranno necessari oltre 38 trilioni di $ di investimenti in infrastrutture energetiche per soddisfare la crescente domanda energetica globale.
Le variabili di misurazione
L’indice Eapi è stato elaborato attraverso la misurazione di tre variabili principali:
1) Crescita e sviluppo economico
2) Livello di sostenibilità energetica
3) Sicurezza e facilità di accesso alle fonti energetiche
All’interno delle tre variabili, lo studio Accenture-WEF ha individuato 16 diversi indicatori che concorrono a fornire un quadro trasparente ed olistico delle infrastrutture energetiche nazionali.
La Novergia è la più ecosostenibile
La Norvegia risulta il Paese con la performance più alta poiché in grado di garantire una facilità di accesso alle risorse energetiche con costi relativamente bassi, una costante crescita economica e un adeguato sviluppo di energie pulita.
L’alto livello di reddito pro capite, un modello di economia energetica flessibile e un buon livello di mix energetico emergono come elementi caratterizzanti anche degli altri Paesi con le più alte performance. Tuttavia l’indice rileva come i Paesi ad alto reddito e in rapida crescita non abbiano ancora sviluppato un adeguato livello di sostenibilità ambientale.
L’Europa nelle prime posizioni
Nei primi dieci posti l’Europa vanta, oltre alla Norvegia, altri sette Paesi (Svezia, Francia, Svizzera, Lettonia, Danimarca, Spagna, UK); l’elenco dei primi dieci è completato da Nuova Zelanda (5) e Colombia (6). Nessuno dei paesi OPEC è presente nelle prime 50 posizioni. Tra i BRICS, il Brasile è capofila al 21° posto, seguito dalla Federazione Russa (27), Sud Africa (59), India (62) e Cina (74). Gli Stati Uniti si posizionano solo al 55°posto.
“La complessità del settore energetico globale richiede un approccio analitico condotto Paese per Paese”, ha detto Arthur Hanna, Senior Managing Director per il settore Energy di Accenture, “L’indice elaborato con il World Economic Forum nasce con l’obiettivo di ottenere un bilancio delle sfide energetiche che ciascun Paese dovrà affrontare e con lo scopo di suggerire le best practices a cui ispirarsi per le singole aree di interesse”.
I fattori di cui tenere conto
Lo studio infatti analizza i fattori critici e le variabili che impattano sulla gestione e le opportunità del mercato energetico, segnalando ai decision-makers l’importanza di selezionare un “portafoglio” di politiche energetiche capaci di creare un corretto mix di scelte tra crescita economica, sostenibilità ambientale, disponibilità di accesso alle fonti energetiche e sicurezza.
Da tener presente, inoltre, che per economie in rapida crescita la sostenibilità deve essere una priorità e che un’ampia disponibilità di fonti energetiche di un paese non è necessariamente un fattore di performance. Numerosi problemi a livello globale su fonti fossili, uso dell’acqua e gestione del patrimonio energetico devono essere ancora adeguatamente indirizzati.
Il rapporto sottolinea inoltre che molti paesi in via di sviluppo non sono in grado di assicurare ai propri cittadini bisogni energetici di base: il 12% dei Paesi analizzati è infatti in grado di fornire energia elettrica solo a meno della metà della propria popolazione.
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