4words: così cambia il Search Marketing

Sanmarco Informatica dedica un workshop allo studio delle nuove tendenze del web da tradurre in un marketing di successo che sappia raggiungere gli utenti

Sappiamo bene che il web non è più lo stesso. Era il 1990 quando apparve per la prima volta ARCHIE, il primo, grezzo, motore di ricerca. Con gli anni arrivarono Yahoo, Google e l’italianissimo Arianna. Tutti restituivano una mole impressionante di informazioni che, a livello visivo, non era di certo un gran bel vedere. Il successo di Google partí proprio da questo: essere chiaro e coinciso. La sua pagina di ricerca, dove spicca lo sfondo bianco, è oramai nella mente di tutti quando si parla di internet. È inevitabile quindi, per un’azienda che basa molto del suo business su internet, conoscere come funziona il motore di ricerca più conosciuto e cercare di posizionarsi in vetta ai risultati di ricerca.

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Il workshop

Nasce da qui l’idea di un incontro, organizzato da 4words di Sanmarco Informatica, per studiare dove sta attualmente andando il Search Marketing, inteso come strategia S.E.O. ben calibrata che possa apportare vangaggi evidenti alle aziende che puntano sul web, senza troppe distinzioni di settore. “Le persone tendono a dare più importanza a ciò che si legge online piuttosto che ai contenuti prodotti sui canali tradizionali – ci dice Robert Hatton, digital strategist ed esperto di sistemi informativi B2B e B2C che ha dato il via alla giornata di workshop – la maggioranza delle aziende sa che i motori di ricerca sono un vetrina importante ma spesso non si attivano nel capire come migliorare la propria visibilità aziendale, affidandosi ad un semplice restyling grafico pensando che sia sufficiente”. 

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L’importanza dei social media

L’importanza e la visibilità di un sito oggi dipende molto dai social media. Stimolare l’engagement con il pubblico, fatto anche di possibili clienti, é essenziale. “I visitatori di un sito devono diventare contatti, ovvero persone che torneranno più facilmente sul portale se lo hanno riconosciuto come spazio digitale che gode di una certa autorità” – spiega Hatton. Se un’azienda è su Facebook ma non aggiorna periodicamente il proprio sito non porta avanti una strategia coerente di business. A questo punto sarebbe meglio non avere una pagina sul social network se non si è sicuri di poter incrociare i contenuti tra le diverse piattaforme. Il fatto è che la linea separatrice tra un sito che fa solo da vetrina ed uno che produce contenuti si è fatta molto più sottile. “Non a caso – continua Hatton – molte aziende hanno imparato ad aprire un blog come spazio esclusivo dedicato al contatto e alla conversazione con il pubblico. In questo modo si tiene separata la parte corporate da quella più attiva, pur mantenendole entrambe esistenti”.

Il ranking di un sito

Va bene la necessità di riformulare la grafica o i contenuti di un sito, ma la cosa più importante è un’altra. “Il web valuta molto bene i siti, ancora attivi e aggiornati, che hanno un dominio più vecchio” – spiega Antonio Merlo, S.E.O. specialist. Spesso le aziende tendono, quando rinnovano un sito, a cambiare anche il dominio: “Non c’è scelta peggiore – ci spiega – perché é quasi come ripartire da zero. Assieme all’anzianitá del dominio, sono fattori importanti il numero di pagine di un sito, la tecnologia di costruzione (HTML, HTML5, Flash) e i Page Rank e Alexa”. È fondamentale giocare con le emozioni, ovvero cercare di implementare tutte le diverse sezioni di un sito senza strafare: troppe o poche foto distolgono dall’inserimento dei contenuti testuali, ovvero di quella parte di sito che viene indicizzata dai motori di ricerca. “L’attività di S.E.O. è molto più difficile oggi che in passato – dice Merlo – il rischio di non affidare ad esperti l’analisi e la gestione di un sito web aziendale é quello di perdere posizioni nel rank e quindi visibilità”. Che è una delle cose peggiori che si puó augurare al nemico se pensiamo che la maggioranza dei navigatori non va oltre la prima pagina dei risultati di ricerca.

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